“Priscilla”: il film

Il soggetto di questo film è stato tratto da un libro autobiografico in cui Priscilla Presley, vedova di Elvis, ha raccontato gli anni in cui è stata con il grande cantante/attore, celebre e famoso: “Elvis and me”.

Ogni autobiografia, per quanto romanzata, trasposta sullo schermo da una grande regista, va presa sempre con le molle. Specialmente questa che racconta un rapporto amoroso nato quando Priscilla aveva 14 anni e finito dopo 12 anni quando lei ne aveva 26 e una figlia.

Libro scritto, è superfluo dirlo con l’aiuto di una scrittrice che ha anche curato la sceneggiatura del film. Succede sempre così con i personaggi famosi, loro raccontano e un o una gostwriter scrive e racconta.

Anche nel film che narra la favola della ragazzina stregata dal grande cantante, famoso in tutto il mondo si passa attraverso il filtro di Sofia Coppola che riesce a mettere l’obiettivo sul personaggio della sposa bambina, lasciando in secondo piano la stella del rock  che diventa un personaggio comprimario e descritto in modo alquanto ingeneroso. L’attore che lo interpreta nemmeno assomiglia troppo al vero Elvis.

Un bambinone infatuato di se stesso, sempre circondato da una corte di ‘amici’ che riempiono ogni minuto del suo “poco” tempo da dedicare alla fanciulla che lo attende nella grande casa-prigione.

Priscilla è completamente soggiogata e offuscata dalla luce che emana dal suo uomo, suo per modo di dire perché, non so fino a che punto la storia sia veritiera o abbia evitato conseguenze legali, perché il grande Elvis non “tocca” la sua ragazza praticamente fino alla maggiore età, con grande frustrazione della “piccola” che deve essere tenuta nascosta nella reggia guardata a vista dal “suocero” e dalla di lui moglie – seconda moglie essendo al madre di Elvis morta precocemente. 

La piccola cresce nella gabbia dorata, vive come una bella bambola a disposizione del suo marito bambino che la veste, la trucca, la guida, senza però mai darle la soddisfazione di comparire con lui. Tranne pochissime volte.

Lui canta, balla, recita con attrici famose, flirta sapendo che a casa c’è lei, Priscilla, che lo aspetta fedele e innamorata.

Una volta maggiorenne Elvis la sposa, ma diventare sua moglie non cambia le cose, nemmeno con la nascita della figlia Lisa Maria. 

Alla fine il sogno a occhi aperti finisce, l’adolescente cresciuta nell’ombra della grande rockstar si sveglia, l’idolo si infrange, e la “piccola” fugge.

Sofia Coppola ha saputo dare a una storia che sembra quasi irreale un taglio gentile, Priscilla è descritta come una adolescente innamorata che solo col passare del tempo capisce che non è tutto oro quel che riluce. Nel film non vediamo mai il divo esibirsi, ma vediamo la sua quotidianità, i ritorni a casa, le sue manifestazioni di dolcezza nei confronti di una bambina, ma anche le sue esplosioni di rabbia.

Quando alla fine del film si vede l’auto di Priscilla, con lei al volante, uscire dal cancello della grande villa, ho tirato un sospiro di sollievo. Anche se sapevo, conoscevo, la storia, e chi non la conosce, vedere il momento in cui la “piccola” si libera dalle catene della dipendenza per avviarsi verso un’altra vita è catartico.

Priscilla, nella vita reale è sopravvissuta al “suo” Elvis, oggi è una signora di quasi 80 anni che ha vissuto la sua vita indipendente, facendo quello che desiderava, qualsiasi esso fosse.


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