
Uno degli anni più significativi della mia storia recente è stato il 1998, un momento di passaggio, di trasformazioni e cambiamenti che hanno influito anche negli anni successivi.
A settembre sono andata in pensione, ho chiuso un periodo lungo della mia esistenza dedicato alla scuola ed al lavoro e sono entrata in quella fase della vita in cui non esistono più confini ed orari, in cui si può rinascere o si può morire.
Io sono rinata, chiusa una porta ne ho aperta un’altra su prospettive e panorami nuovi e posso mettere una data di inizio a questa mia stagione aurea, 1 settembre 1998.
Nello stesso anno però pochi mesi dopo il 4 dicembre un altro avvenimento ha segnato il tempo; la morte improvvisa di mio padre.
Nel dolore, nel trambusto di un avvenimento così inaspettato sono maturate molte cose che inaspettatamente hanno prodotto frutti rigogliosi.
Papà se ne era andato, ma ci aveva lasciato, a me e mia sorella, una eredità straordinaria. Non soldi, che nella nostra famiglia non ce ne sono mai stati, ma la ricchezza dei ricordi.
Mio padre era una di quelle persone che conservava tutto e in mezzo a quel tutto noi figlie abbiamo potuto ricostruire e conoscere gli avvenimenti del passato.
Sono comparse, lettere, fotografie documenti che credevamo perduti e che abbiamo sfogliato amorevolmente.
Tra tutti questi documenti uno in particolare era prezioso e non ci stancavamo mai di sfogliare, il diario di guerra e le lettere che papà aveva mandato a casa dalla prigionia.
Le avevo deposte in una scatola che andavo ad aprire continuamente. Mi domandavo come potevo far conoscere a più persone possibile il mio tesoro, ma nello stesso tempo mi rendevo conto che più sfogliavo le carte, più si sciupavano e rischiavo di fare danni irreparabili a scritti che erano stati conservati con cura per tanto tempo.
È stato dopo poco che ho saputo dell’esistenza di un luogo speciale, Saverio Tutino che ho conosciuto in quel periodo dopo essermi iscritta alla scuola della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari – ma questa è un’altra storia – mi ha invitato a mandare le mie preziosissime carte all’Archivio di Pieve S. Stefano. Li sarebbero state custodite con cura e avrebbero potuto trovare la valorizzazione che desideravo.
Gli scritti originali di mio padre ora sono a Pieve, chi lo desidera può andare a vederli e consultarli. il piccolo tassello della storia raccontata da mio padre si è unito a quelli delle altre migliaia di persone che hanno fatto la stessa cosa depositando i loro diari e le loro autobiografie.
Ne ho fatto una copia cartacea che posso rileggere quando voglio e una copia è anche qui, nella rete, a disposizione di chi voglia sfogliarla.
Nella primavera del 2004 una parte del diario di Adler Ascari è anche pubblicato a cura dell’Archivio di Pieve Santo Stefano sul sito di Soldiario.