“Barbie”: il film

Se ci penso, non è che poi mi abbia detto moltissimo questo film così celebrato e di tanto successo. È uno spettacolo colorato e con tanta musica, qualche balletto, delle canzoncine orecchiabili, una storia che forse ha affascinato le ex proprietarie della bambola più antropomorfa che sia mai esistita e le attuali bambine/ragazzine che ancora vi si dilettano.

Io non faccio parte di quella numerosa schiera. Mai posseduta una Barbie e da madre di figlio maschio, nessuna ‘bambolotta’ è mai entrata in casa mia.

Quindi non subisco il fascino delle forme affusolate delle sue lunghe gambe e di tutto il mondo che la circonda.

Il film vuole far credere che le fanciulle di oggi stiano liberandosi delle attrattive di una bambola che “segue la moda”, che fa sognare bimbette bruttine di essere come la protagonista di una favola tutta rosa, in cui il povero Ken ha una sorte ben diversa da quella che i maschietti vivono nel mondo reale. A Barbieland regnano i sogni colorati di rosa e lustrini, di qua, regna la condizione della donna, ben diversa da quella dei desideri e delle fantasticherie delle bambine che proiettano sul giocattolo le loro illusioni.

Sì, la vita vera non è quella di Barbieland, i maschietti prevalgono e tengono le poverine avvinte a loro con dolci promesse che non vengono mai realizzate, la principessa Barbie diventa Cenerentola e non c’è una squadra di topini guidati da una fata che si trasformano in destrieri e zucche. Barbie non è Cenerentola che vivrà felice e contenta dopo il bacio del principe Azzurro.

Se rivuole la sua indipendenza deve lottare, allearsi con le altre Barbie e ristabilire, se non la supremazie, almeno la parità con gli innumerevoli Ken che popolano la sua vita.

Una favola, il film è una favola colorata, decisamente molto colorata, che dura circa due ore e che una volta spento la schermo riporta ciascuna spettatrice – perché il film è decisamente rivolto alle spettatrici – nel mondo quotidiano in cui noi donne non siamo Barbie, non siamo bionde, magre e col tacchi alti, ma madri mogli, lavoratrici che si fanno il mazzo!

Ma dopo tutto ciò, quelle due ore circa passate davanti a uno schermo che racconta una favola fanno bene, ci si sveglia di un sogno, sì, ma ci si è anche divertite per un po’-


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