World Toylet day

Ho saputo che oggi si celebra la giornata del Toylet, modo carino per dire WC, cesso o licite… Noi, nei paesi occidentali e sviluppati, non ci facciamo più caso, ma sembra che metà della popolazione del mondo non abbia accesso a un bagno, dove andare a fare i propri bisogni, non possono contare su un luogo proprio, che isoli in maniera sicura le feci e le indirizzi a fosse settiche o un sistema fognario e di trattamento. 

A pensarci sembra impossibile, e invece è una realtà inconfutabile. Se penso al disagio che si prova quando si è fuori casa, si è in cerca di un bagno e non lo si trova, mi vengono i brividi. Eppure quante persone sono costrette a fare i propri bisogni per strada o tra le piante, fuori dai villaggi.

A questo proposito ho letto tempo fa un libro illuminante: si intitola “Niente” ed è scritto da Alberto Salza, un antropologo che ha viaggiato per tutto il mondo e ha toccato con mano le povertà delle popolazioni che ha visitato.

Avevo catalogato su Anobii il libro, questo è quello che c’è scritto sulla bandella di copertina.

Come si fa a capire la povertà del mondo di oggi? Basta pensare al sifone del gabinetto (quello all’occidentale, non il semplice buco nel terreno che va per la maggiore nel resto del pianeta): chi sta in alto respira aria pulita e guarda verso il cielo. Chi sta nella strettoia centrale si industria a galleggiare sulla schiuma. Ma chi sta sotto la curva del sifone, per quanti sforzi faccia, non ha modo di risalire. In altre parole: i poveri sono sempre più poveri. E ciò accade tanto nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo, quanto nelle nostre città. Dalla giungla al giardino di casa nostra, il mondo è disseminato di trappole che si chiamano assenza: di cibo, acqua, casa, patria, diritti, istruzione, salute. Alberto Salza, antropologo irriverente e, in qualità di viaggiatore, grande narratore di storie, per quarant’anni ha vissuto pericolosamente a contatto con la miseria estrema, dalle periferie delle nostre città agli slum delle megalopoli di Africa e Asia. Ne ha ricavato un pugno di teorie e molti taccuini di aneddoti e incontri con personaggi impossibili da dimenticare. Il risultato è questo volume: fra scienza e racconto, humour nero e tragedia, un libro di antropologia che si legge come un reportage e si chiude con una domanda tanto paradossale quanto inquietante. Ci prepariamo ad assistere alla nascita di una nuova specie? Homo nihil, il povero più povero, sarà il prossimo anello dell’evoluzione umana?

Mi sono ricordata di quaesto libro perché mi è rimasto impresso proprio il capitolo intitolato «No toilet» in cui Salza affronta proprio il problema della mancanza di luoghi dove poter liberarsi di urina e feci.

Il passo che mi ha particolarmente colpito è questo: “Nelle zone rurali, la deforestazione costringe donne e ragazze ad alzarsi prima dell’alba o a muoversi dopo il tramonto, sempre in gruppo, per andare in bagno, se così si può dire. Alcune si rifiutano di mangiare durante il giorno per paura di dover svuotare l’intestino. Altre non bevono e sfiorano la disidratazione. Per questi motivi, i genitori pretendono dai promessi sposi delle figlie, aldilà dei frizzi e dei lazzi, il gabinetto in casa“. […] “In India, le analisi individuano una correlazione statistica significativa tra i tentativi di stupro e la distanza dal gabinetti o dalle aree preposte all’uso“. Pensare che per “andare in bagno” lo si debba fare all’alba o al tramonto, con il pericolo di essere aggredite, stuprate, e sempre in gruppo, mi sembra una violenza inumana.

Ho visto che il libro non si trova più quindi siccome ho trovato il testo in rete, formato pdf, metto qui il link nel caso qualcuno volesse leggerlo.
Antonio Salza: “Niente”


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