
Il libro di Valeria Bivona – ‘Nta fiumara d’‘u Paisi – non è un libro semplice, anche solo trascriverne il titolo è impegnativo! Quando poi cominci a leggere ti chiedi se puoi farlo in modo silenzioso o se sia meglio leggerlo ad alta voce per dare sonorità alle parole che un correttore ortografico segnerebbe tutte in rosso.
L’italiano è mescolato a forme dialettali siciliane, anzi la maggior parte è raccontato in dialetto siciliano che, per chi non è siciliana, è uno scoglio ostico, scogli ostici come quelli scagliati dai Ciclopi davanti ad Acireale.
Il libro è un romanzo, no! non è un romanzo. Per la lunghezza potrebbe essere definito racconto lungo, per me è una autobiografia mascherata dietro nomi di fantasia, ma riconoscibilissimi nei gesti, negli atteggiamenti, nei pregiudizi.
La madre, i fratelli, rifugio della protagonista dal nonno e dal padre violenti, La vita del paese, abitata da un microcosmo di gente che saluta, vocia, insulta, lavora umilmente e in povertà.
Un libro difficile, per tanti motivi che però affascina aprendo una finestra su un mondo sconosciuto, che sembra lontano e che invece – forse – ancora esiste nei paesi bagnati dalla ‘Ciumara’ che immagino sia uno di quei fiumi secchi d’estate e pericolosi in inverno.
Valeria in questo libro si è messa a nudo, senza quasi raccontarlo, senza dirlo con parole esplicite, ma facendocelo sentire, come un brivido che corre sotto pelle.
Anche le poesie che aprono, chiudono e fanno da intermezzo, sono grida di dolore che Valeria ha musicato e che ci ha fatto ascoltare nell’intervista a Sesto TV.
La preziosità ulteriore di questo libretto è di più valorizzata dalle illustrazioni monocromatiche di Laura Coniglione e dalla cura editoriale di una editrice come Morgana. I suoi libri sono sempre piccoli gioielli.
Spero che presto Valeria Bivona scriva un altro libro, sono molto curiosa di sapere se riuscirà a mantenere la poesia che malgrado l’argomento mi ha fatto sentire.
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