Oggi è stata una giornata tremenda, che se vediamo questa parola in italiano è qualcosa di spaventoso, terrificante, stancante ecc… ma se la vediamo dal lato inglese e dico tremendous time diventa una giornata straordinaria, meravigliosa, stupenda oppure formidabile.
Perché tremendo è una delle parole che mi sono arrivate oggi e allora ci ho pensato a questa doppia valenza delle parole. Una doppia valenza che si è rivelata anche nella giornata di oggi: tremenda o straordinaria?
Straordinaria sicuramente, 8 ore attaccata a Mister Kemio, che non mi voleva lasciare, forse geloso delle frequentazioni quotidiano con il Signor Radio. Appuntamento lunghissimo, preliminari interminabili prima che mi congiungessi con lui. Finalmente dopo otto ore, torno a dire 8 ore, tremende ci siamo lasciati.
Tutto è cominciato stamattina alle 8 quando è venuto a prendermi il volontario dell’Auser che mi porta all’ospedale. Viaggio tranquillo, niente traffico, vengo depositata davanti all’ingresso e dopo un po’ di coda per il Triage oncologico entro nella stanzetta azzurra. Ed è azzurra -nel senso di maschile-, ci trovo due pazienti, che pazienti lo erano poco, che stavano bellamente chiacchierando come se fossero in piazza. Uno in special modo -l’avevo già incrociato- non sa comunicare con un tono di voce normale: lui urla, urla per fare domande alle infermiere, urla per parlare al telefono, urla per tutto.
Mio figlio dice che io parlo a voce alta, ho la voce da palestra -del resto ci si deve far sentire in ambienti grandi con 30 fanciullini urlanti- e mi sgrida sempre. Dice anche che dovrei farmi controllare l’udito, si ebbene sono anche un po’ sorda… forse…
Torniamo alla stanza azzurra. tutto tranquillo -tranne le urla- chiedo per favore se possono parlare un po’ più piano che ho “il mal di testa” e i toni si abbassano. Quando ho appuntamento con Mister Kemio mi piace starmene tranquilla, un po’ rilassata, magari farmi anche un sonnellino tra una boccetta e l’altra… e magari ascoltarmi un libro, oppure leggere qualcosa.
Arrivano alcuni messaggi, una telefonata, rispondo e chatto un po’ -si scrive così? Me lo da rosso, ma ora non ho voglia di andare a vedere come si scrive.-.
Il mio gruppo di sostegno mi racconta quello che sta facendo, in quarantena si diventa creativi, e qui la giornata è ?inglese’. Torna ad essere italiana quando il tempo si dilata e io devo fare due telefonate per posticipare la macchina che mi deve venire a prendere per riportarmi a casa.
A un certo punto rimango sola nella stanza azzurra, gli altri, compreso l’urlatore che aveva di nuovo alzato il volume, se ne vanno. E allora mi viene l’idea di farmi un selfie con il mio amante inguainato in una lucente carta argentata che mando alle donne intitolandolo: Un giro di Walzer… che per quel famigerato T9 del telefono diventa un giro di Walter!. Ok Battezzato Mister Kemio, ora ha anche un nome!
Risate a distanza, la giornata finisce inglese, Saluto Walter e mi dirigo al mio secondo appuntamento. qui ci si sbriga in fretta, si va di sveltine.
Fuori trovo uno stanchissimo Volontario, Angelo della guida, che mi chiede cosa sia successo. Glielo spiego per sommi capi e la giornata si fa italiana. Non posso che dispiacermi per la lunga attesa, ma certamente non ne ho colpa. I tempi sono stati lunghi, cosa potevo farci?
L’auto mi deposita alla porta di casa che sono quasi le 19.00, Mi tolgo i guanti, li butto, mi lavo le mani, mi spoglio, tolgo finalmente la mascherina che ho portato tutto il giorno, mi sembra di respirare meglio, fiondo una pizza surgelata nel forno. Più di questo non ce la faccio. Poi mi telefona la mia dottoressa di famiglia, per sapere come è andate e mi fa alcune ricette. È bello che sia così sollecita e che che pensi a me nonostante la situazione difficile.
Ora ho scritto queste veloci e confuse parole, sono proprio buttate sullo schermo così come venivano perché non volevo lasciarle in sospeso, ma adesso vado a dormire. Buonanotte, buongiorno, quello che sarà per chi legge…