
Ci sono ricascata, non mi piacciono i racconti, non mi ha mai appassionato la fantascienza e mi sono di nuovo trovata fra le mani un libro di racconti e per giunta di fantascienza.
Per dirla tutta sono stata fuorviata da uno dei racconti da cui è stato tratto un film che mi è piaciuto molto: quello che dà il titolo alla raccolta e al cinema è diventato “Arrival”.
Ricordavo il film non come una delle solite pellicole in cui arrivano gli alieni cattivi per distruggere tutto e, anche se non perfettamente, mi pareva di averlo visto come qualcosa di costruttivo in cui c’era un tentativo di dialogo con i visitatori extraterrestri.
In effetti ricordavo bene.
Fantascienza, Chiang coniuga bene il termine, anche se la “fantasia della scienza” in questo caso è più una “possibilità della scienza”. Con il termine “scienza” si intende in generale un insieme di conoscenze coerenti e organizzate in modo logico, che partono da alcuni principi fissi. I dogmi della scienza, le teorie, i postulati che impariamo a scuola sono patrimonio dell’umanità, ma che cosa succederebbe se questi principi sacri e inviolabili, acquisiti da secoli di studi e ricerche potessero essere messi in dubbio?
Il giochetto che fa Chiang è proprio questo, da bravo scienziato qual è, scombina le carte e in ogni suo racconto trova e ci mette di fronte a paradossi e nuove possibilità: Cosa succederebbe se…?
Già, cosa succederebbe?
Ma andiamo con ordine.
Nel racconto “Storia delle tua vita” (il titolo del racconto è al singolare, mentre il titolo del libro lo richiama al plurale) una scienziata specializzata in linguistica viene chiamata a fare da interprete durante la “visita” di creature venute da mondi lontani.
Come si parla, come si comunica con chi non sappiamo nemmeno chi sia e che forma abbia, non sappiamo se possiede un apparato fonatorio per poter comunicare e se lo ha che lingua si deve usare?
La lingua, il modo di comunicare non è solo un esercizio di emissione di suoni, è la manifestazione di una civiltà, che esprime se stessa attraverso ciò che dice.
E questo è il problema di base… ma poi il racconto evolve anche su altre strade perché in questo, ma anche negli altri racconti, c’è un livello di lettura che emerge e si fa evidente andando avanti nella storia. Non si tratta più di “sola” fantascienza, ma si sconfina nella filosofia, nella morale, nell’etica… cose per niente facili.
Nel caso di “Storia della tua vita” è il problema tempo che viene affrontato, già con una narrazione di alcune parti del racconto al futuro. Perché il futuro? Perché la scienziata, madre orfana di figlia, parla al futuro? Si può conoscere il futuro? Il paradosso è proprio questo.
Alla fine della mia, o tua, vita nel momento in cui la ripenso o la rivivo, conosco quello che succederà e quindi paradossalmente posso narrare ciò che accadrà.
Ci ho pensato molto – a questa cosa – e io che mi occupo principalmente di autobiografia sento la possibilità di narrare il futuro formalmente corretta, anche se apparentemente impossibile.Quando scrivo e racconto di me adolescente parlo come se fossi io in quel tempo e da quel tempo. Scrivo però conoscendo già il futuro che mi aspetta quindi in quel momento posso dire quale sarà il mio futuro. Semplice e paradossale contemporaneamente.
E questo è solo un esempio intrinseco a un racconto…
Volete provare voi a scoprire gli altri? Allora leggete “Storie della tua vita” e a questo punto vi assicuro il plurale ci sta benissimo.
Se poi volete scrivermi per dirmi cosa avete scoperto, io sono qui.
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