Sindrome di Stendal


Ho bisogno di credere che quando le cose vanno male, io abbia il potere di cambiarle.
…guai se non lo pensassi! sarebbe terribile lasciarsi andare senza la speranza che qualcosa cambierà.

Mi sento in un periodo in cui viaggio in una terra pianeggiante, non sto male, ma neanche bene. Viaggio a vista senza grandi montagne davanti, o almeno non tanto prossime. so che ci saranno nel prosieguo del mio cammino, ma per ora non devo affrontarle ed è un sollievo.

Ho ancora negli occhi le bellezze della mia città: Firenze. Si lo so che non è esattamente la mia città che il mio sangue arriva da oltre l’Appennino, ma lo è diventata vivendoci, frequentando le persone da quell’accento aspirato senza C, dove è vezzo dire :”Mi dai una Coca Cola con la cannuccia?”
Mi manca il teatro, gli incontri con la mia Maestra e i miei compagni, mi mancano i nasi rossi da Clown, le improvvisazioni, le risate, nonostante tutto, la freschezza dell’imbarazzo a recitare davanti ad un piccolo pubblico un testo.
Ma Firenze ieri sera era magnifica, notturna ma opulenta,  scorreva nei passi del bellissimo e fascinoso Alberto e nelle parole di Giancarlo Giannini, dalla chioma bianca e dalla voce carezzevole.
Me lo ricordo bene in Mimì Metallurgico, giovane e rampante.
Ora anche lui è un signore che suscita ricordi e presta la voce ai grandi del passato.
Divino Michelangelo, autore della più bella statua che io abbia mai visto: il David.
Ricordo quando mi ci sono trovata davanti per la prima volta all’Accademia. ricordo che mi sovrastava, non lo immaginavo tanto grande, tanto bello, così perfetto nel corpo e nello sguardo.
Credo che ieri sera mi abbia preso una specie di Sindrome di Stendal perché poi non sono riuscita a dormire, sentivo una agitazione dentro che mi impediva di chiudere gli occhi e riposare.
Tante cose, troppe cose in questa clausura forzatamente volontaria.

Oggi mia gitarella all’ospedale, ero stanchissima, la gola si è infiammata e la bocca diventa secca in un attimo. Devo bere, ma questo non mi fa che bene. Il mio chaffeur è gentile e premuroso, mi apre la portiera della macchina, rimane a distanza, ma mi fa un sacco di domande e io ne faccio a lui.  Abbiamo 1 ora da passare insieme tra l’andata e il ritorno, ne passano di parole…
Mi ha detto che sarà lui anche la prossima settimana ad accompagnarmi. Ne sono felice.

Stamattina sono arrivate qui a casa le due uova di Pasqua che avevo ordinato alla ANT (Associazione Nazionale Tumori). Non potendo fare i banchini i volontari le recapitano a domicilio. Chi può ne ordini una! È buon cioccolato fa bene e rende felici noi e chi assiste i malati come me.

Spero di dormire stanotte, ne ho bisogno e si vede dalle parole sconclusionate che ho scritto, cena e poi nanna che domani è un altro bellissimo giorno.


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