Stamattina mi sono decisa e sono andata a trovare Bice, colei che mi aveva fatto avere la raccolta dei suoi scritti e di cui ne avevo parlato il 5 luglio. Le ho portato il libro “Dipanare l’arcobaleno”. Se ci penso… regalo stupido per una persona che non ci vede!
Andare a trovarla mi ha emozionato, vedere una persona dopo parecchi anni, mette sempre in gioco aspettative, gioia, sorpresa. Come sarà? Sarà cambiata? Come mi dovrò comportare con lei che già aveva difficoltà 10 anni fa? Poi l’ho vista che mi aspettava sul portone di casa, per farmi entrare nel cortile e parcheggiare la macchina, piccola, con il bastone bianco in mano, con un ragazzo che la teneva per il braccio -ho saputo poi che è un suo vicino di casa- sorridente e anche lei visibilmente emozionata.
Mi ha fatto strada in casa sua, un piccolo appartamento al piano terra dove vive da sola e dove si sente sicura, è il suo territorio, ne conosce ogni angolo. Con lei c’era una signora che va da lei la mattina per assolvere a piccole incombenze, mi ha detto che vuole essere autonoma, e ci credo… Bice lo è sempre stata ed ora è arrabbiata perché la vista l’ha tradita. È una donna volitiva, che ha saputo reagire alle avversità che la vita le ha messo davanti, sempre con dolcezza, con apparente remissività, ma con tutta la forza del suo carattere. Mi ha presentata come “la sua maestra” ed io mi sono sentita prima imbarazzata, ma poi inorgoglita da questo attributo. Maestra. Io non mi sento maestra di nessuno, nemmeno di me stessa.