
Ieri sera sono andata al cinema, è diventata una piacevole abitudine settimanale certamente favorita dalla vicinanza della sala e dalla programmazione cinematografica sempre interessante.
Questa settimana ha visto “Quando” un film con la regia di Walter Veltroni (tratto da un suo libro) con interprete principale Neri Marcorè. Non mi ha entusiasmato, anzi mi ha un po’ deluso, o forse dovrei dire che me lo dovevo aspettare… Neri Marcorè con la sua aria sempre un po’ svagata, con le sue battute che sembra non se ne accorga quasi quando le pronuncia è perfetto per la parte, tutti gli altri li ho visti o improbabili o ingessati e per niente credibili.
Non so di che ordine fosse la suora che assiste Giovanni – il nome del protagonista – ma certo di un ordine molto permissivo e moderno… se va al fiume a fare il bagno in costume e senza velo… o va a correre con le cuffie alle orecchie e le chiome al vento.
Ma torniamo a Giovanni/Neri che si sveglia dopo un coma di 31 anni e nel giro di pochi mesi si rimette in piedi e cammina – quasi corre – come un moderno Lazzaro.
La vicenda del film e la parte più interessante non è tanto incentrata sulle vicende personali di Giovanni quanto sui cambiamenti che il mondo ha subito negli anni in cui è stato addormentato in un letto di ospedale.
Colpito da un palo – doveva essere bello grosso – durante i funerali di Berlinguer il 13 giugno dell’84 (sono andata a cercare la data) la vita scorre intorno a lui. Si sveglia 31 anni dopo con il mondo completamente cambiato. Rimasto un diciottenne nei pensieri e nelle esperienze, deve fare i conti con un corpo adulto e con ideali che vede sgretolarsi nel giro di pochi istanti. Tutti i suoi idoli sono morti, le lire non ci sono più, i telefoni sono diversi, non conosce internet, tutto è diventato sconosciuto e ipertecnologico.
Forse è questo il solo valore del film assieme al discorso che pronuncia alla fine durante il recupero dell’esame di maturità che non ha potuto fare 31 anni prima. Il resto è soap opera.