Oggi mi è arrivata la parola ‘pattume’, e mi ha fatto subito pensare a tutto quello che in questo momento ho dentro di me, un compatto e variegato misto di scorie che vanno assolutamente eliminate. Ma quanto ce ne ho dentro? Sudiciume che mi dicono mi farà guarire, sostanze velenose che mi scorrono nelle vene, mi sento come il mondo: inquinata e sporca.
Quanto durerà? Riuscirò io e il mondo a liberarsi del famigerato pattume?
Seconda giornata di terapia all’ospedale, tre ore legata con un tubicino alle sostanze che dovrebbero depurarmi, togliere scorie e veleni.
Ancora ce ne sono molte, ma spero che piano piano se ne andranno, passando per il depuratore naturale delle vene…
Mi sembra si sentirmi meglio, ma sono ancora molto debole, ho mangiato… un po’, sia oggi che stasera.
Ho anche chattato con le mie amiche di penna, lunghe conversazioni, via WhatsApp, che fanno sentire l’affetto e il sostegno di una vicinanza che non è solo virtuale. Vite slegate, ai quattro angoli, che si riuniscono con cuoricini e pollici in sù.
I giorni di quarantena, l’isolamento ha fornito l’occasione di riscoprire per caso le cose belle a cui non si faceva attenzione, riscoprire all’improvviso persone speciali, che, pur conosciute, si sono rivelate quasi all’improvviso.
Rispetto, affetto, ascolto, mai prevaricazione o invadenza..
Sono proprio fortunata.
Questo non è pattume, ma uno scrigno di valore.