
Lei non è molto brava a stare in compagnia, evita come la peste le riunioni affollate e rumorose, le allegre brigate di persone che si ritrovavano a fare festa. Dicono di essere amici, poi appena possono è tutto un pettegolezzo, un darsi dietro, un pissi, pissi alle spalle che la infastidisce. Per questo se ne sta spesso da sola in disparte, gli altri, quelli delle brigate festaiole, dicono che è superba, che si da delle arie da principessa con la puzza sotto il naso.
Chissà, forse è vero, anche se Lei non si sente assolutamente in quel modo.
Da bambina quando giocava a nascondino: si girava, contava e le persone sparivano. Da grande, anche!
Ma mentre da bambina poi trovava chi si era nascosto, da grande è stato più difficile, alcune perché se ne erano andate del tutto, nascoste dalla morte che le ha colte sul sentiero della vita, altre perché non si sono proprio fatte trovare, nonostante i suoi sforzi.
Quelle che le hanno voluto bene, a cui ha voluto bene, e se ne erano andate prima di Lei, forse era stato un bene, non c’era stato tempo di rovinare l’amicizia, il sentimento era rimasto puro e semplice, disinteressato e fraterno.
Adesso non ha amiche – e nemmeno amici – ha intorno a sé, nella cerchia più o meno distante in senso spaziale, tante persone che raccolgono briciole, pezzetti più o meno grandi dell’intero. Ognuno ha la visione prospettica di una parte, più o meno lucida, più o meno chiara, più o meno approfondita.
È passato il tempo dell’amica del cuore, depositaria di tutti i segreti. Ora i segreti sono ben custoditi, non li lascia trapelare, ha imparato a essere discreta e silenziosa.
Ormai di amiche ne è rimasta una sola, che purtroppo abita in una città lontana, ma forse per questo sono rimaste amiche?
Se lo domanda spesso quando le sale il desiderio di avere accanto qualcuno con cui poter parlare in libertà.
L’ha conosciuta anni prima in una occasione tanto fuori dalle sue abitudini che spesso ancora si chiede come aveva fatto a imbucarsi in una vicenda tanto lontana dalle sue esperienze.
Ricorda che si era sentita come un pesce fuor d’acqua, circondata da professori, dottori, intellettuali che parlavano difficile, di cose di cui molte volte non aveva la minima idea.
Aveva resistito, perché non era avvezza a rinunciare alla prima difficoltà poi dopo un anno si era ritrovata in una nuova esperienza e l’amica le si era seduta accanto.
Con qualche anno più le era sembrata una persona fantastica, calma, non alzava mai la voce, le sue parole quando parlava le accarezzavano l’anima.
Tornata a casa le aveva scritto e da quel momento inspiegabilmente, erano diventate amiche.
Una volta, piena di dubbi, le aveva chiesto perché erano amiche, c’era forse una ragione per cui le loro anime si erano incontrate?
Lei le aveva risposto che forse era scattata l’amicizia vera quando si erano accorte che reciprocamente si rispondevano, che trovavano una nell’altra una risposta; che non facevano cadere nel vuoto le parole, che pur nella diversità avevano trovato un punto focale che reciprocamente corrispondeva.
Ci vuole tempo… o può succedere di colpo.
A un altro livello è un po’ come l’innamoramento e l’amore. Una amicizia forse potrebbe essere come un amore sublimato in cui non entrano in gioco gelosie o sentimenti di possesso.
Poi ci sono le sfumature, i dettagli, i tocchi di pennello, ma l’importante è il quadro che ne viene fuori e che si vede con un colpo d’occhio che si apprezza, che si ammira senza stare troppo a sottilizzare se è dipinto con una tecnica o con un’altra.
Ecco allora che l’amicizia, anche tra alti e bassi, può resistere per molto tempo, perché si trasforma in un sentimento profondo, che ormai permea le abitudini, comporta l’essere in sintonia.
Da un po’ di tempo la sua amica è ammalate, anche Lei è ammalata, i viaggi che interrompevano le parole scritte, diventando per qualche tempo pronunciate, non si potevano più fare e la loro voce al telefono non era la stessa cosa.
E Lei si trova ad avere paura, paura che improvvisamente arrivi una telefonata che le dica che anche la sua ultima amica se ne è andata e Lei si sarebbe trovata sola ancora una volta.
Cerca di non preoccuparsi, ma spesso il pensiero diventa assillante tanto che deve telefonare e fare una voce allegra, oppure andare a rileggere le migliaia di mail che so erano scambiate per trattenere dentro di sé le parole.
Lo sa, arriverà il momento, e anche l’ultima amicizia svanirà, ultima perché non c’è più tempo di farne altre e non avrebbe nemmeno la forza per mettersi in gioco.
Allora scrive, facendo diventare la scrittura la sua amica del cuore, le parole che non è più possibile rivolgere all’esterno diventano il suo balsamo e le sue migliori amiche. Magari qualcuno le leggerà, più avanti nel tempo, o saranno buttate come un quaderno inutile nel cestino del computer, ma intanto ci sono, sono lì che prendono forma sotto le sue dita sulla tastiera.
Dolce sarebbe non esser scordata
Dagli amici che sono andati via –
I compagni di gioco a settant’anni
Sono una rarità –
Emily Dickinson
(Pubblicato su WEN Gruppo Scrittori Firenze)
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