Stamattina sono andata a ritirare i referti del mio incidente -vedi caduta- ed è stato velocissimo, a parte una breve attesa in cui l’impiegata, cortesissima, è andata a prendere i CD. Ora niente carte, tutto informatizzato, gli esami sono su CD! Mi hanno dato la TAC e la radiografia alla mano. La TAC la porterò al neurochirurgo quando ci torno perché non mi piace per niente quello che mi hanno detto. Un restringimento del canale midollare, forse è per quello che spesso la mattina mi sveglio col mal di testa, soprattutto cervicale e non mi sento sicura sulle gambe. A volte mi sembra di sbandare e camminare non diritto, ma deviando un pochino da una parte.
Mentre ero lì ad aspettare mi guardavo intorno, davanti a me c’era una persona che stava aspettando, seduta sulle seggioline rigorosamente distanziate. Era visibilmente sofferente e la ragazza che si occupava di indirizzare le varie persone agli sportelli… perché il sistema dei numero non funzionava, si vedeva che la teneva d’occhio. Era un uomo alto, magrissimo, per un momento ho pensato che fosse una persona che conoscevo, poi mi sono accorta per fortuna di no, la testa senza capelli, il viso emaciato, le braccia con le articolazioni del gomito che sporgevano. A un certo punto si è chinato con la testa fra le mani e ho pensato che stesse per svenire. La ragazza non l’ha fatto andare allo sportello, ma gli ha portato i fogli da firmare dove era seduto, poi lo ha accompagnato a pagare un ticket. In questo è stata ammirevole, anche se si vedeva che anche lei era stanca. A un certo punto a uno che passava e che evidentemente conosceva ha detto: È dalle sette e mezzo che sono in piedi… ed era quasi mezzogiorno!
Mentre aspettavo mi è passato davanti un campionario di varia umanità, vero che ero nella sala di ingresso di un ospedale, ma certo la varia umanità non ci faceva una bella figura. Anche quelli che con evidenza non erano impediti, con stampelle o claudicanti, spesso accompagnatori dei precedenti, non ci facevano una bella figura. Grassi, magri, le donne vestite male e ora col caldo mezze spogliate e in ciabatte, gli uomini con mezza gamba pelosa fuori da pantaloni bermuda, più indicati in spiaggia che in città, camicie mezze fuori e mezze dentro. Molti un po’ stortiggnaccoli, qualcuno claudicante, le poche ragazze giovani un po’ sciatte, sudate e spettinate… insomma fra tutti non ci facevano una bella figura. Vero è che il caldo è scoppiato all’improvviso, ma quello che è troppo, è troppo! Ho provato a guardarmi dal di fuori, come potevo apparire io, anche io sciatta? malvestita? stortiganaccola? Come apparivo alle persone che mi scorrevano davanti? Era il mio uno sguardo a senso unico, critico, troppo critico? Io seduta sulla seggiolina in attesa? Invisibile a molti. Non lo so, magari a chi mi guardava apparivo come una signora di una certa età con i capelli bianchi, mascherina e occhiali che coprono il volto, seduta silenziosa, un po’ defilata nel vorticoso andare a venire dagli sportelli. Quando mi hanno chiamato con un cenno per consegnarmi gli esami mi sono alzata e poi sono uscita per dirigermi alla macchina nel parcheggio. La mia attesa era finita, mi sono lasciata alle spalle la varia umanità e sono rientrata nella mia bolla ove mi aspettava la Micia. Ero a casa.