Viaggio a vista, non ho com me nessun binocolo per guardare l’orizzonte, ma una piccola lente per guardare ciò che di piccolo mi è vicino. A volte inciampo perché bisognerebbe ogni tanto alzare lo sguardo, ma mi rimetto subito in carreggiata.
Quello che so, è che non voglio andare lontano, mi basta fare un passo alla volta, aspettare di avere la forza di spingere il piede avanti, oppure di sedermi su qualcosa che mi porti altrove.
Il silenzio mi circonda, quel silenzio che ovatta le mura e viene rotto solo da sporadici rumori che provengono da quella finestra sempre aperta che è lo schermo del mio computer.
Le mie relazioni sono soprattutto oltre lo schermo. Uno schermo che però è permeabile e in cui posso, se voglio, allungare una mano e attraversarlo.
Avrei voluto stasera allungare la mano e prendere fra le mie quella di quel piccolo bambino senza nome che è rimasto solo, spaventato e ferito nel corpo e nel suo futuro. L’ho fatto, idealmente è vero, ma spero che qualche influsso sia arrivato, lo spero proprio. Ora che ne ho scritto anche lui farà parte del mio arcipelago.
Una risposta a “Navigare a vista”
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