
La mia amica/sorella Beatrice mi ha mandato copia di un suo articolo uscito sulla rivista “Archivio Trentino” edita dalla Fondazione Museo storico del Trentino di Trento.
L’articolo dal titolo “Mi chiamo Sara Fiorini… La voce dello sguardo”, è ulteriore conferma della capacità e della sensibilità di Beatrice, è praticamente perfetto, sia dal punto di vista storico, con una ricerca puntuale e minuziosa, sia da quello dell’empatia verso la storia di una donna che si moltiplica nelle sue discendenze.
Posso solo immaginare quanto Bea abbia lavorato di cesello sul suo scritto, che è solo apparentemente colloquiale, ma studiato parola per parola.
Il titolo stesso dell’articolo ci fa entrare nell’ossimoro “voce-sguardo”; può uno sguardo avere voce? E la voce può essere una sguardo? Per Beatrice sì, perché sia voce che sguardo entrano attraverso i nostri sensi nell’intimo dell’ascolto. E qui si aggiunge l’udito che presta attenzione, che non si volta dall’altra parte.
Vi si narra la vita di Sara Fiorini morta di tubercolosi in uno dei tanti sanatori che ad Arco di Trento costituivano la galassia delle “case del sole” prima della scoperta degli antibiotici e della vaccinazione. A questo proposito consiglio di vedere il docufilm “”Le case del sole”, regia di Micol Cossali, realizzato nel 2015 dalla Fondazione Museo storico del Trentino-Hirtory Lab con la collaborazione dell’Associazione Mnemoteca del Basso Sarca: https://www.youtube.com/watch?v=M5qSe9LRTBs.
Sara rivive e racconta la sua storia di donna e di madre strappata troppo presto, dalla tubercolosi, alla vita. È una storia paradigmatica, ricostruita attraverso i documenti conservati dalle discendenti di Sara: figlia e nipote, ma è la storia di tante donne – e anche uomini – malate che una volta arrivate ad Arco non sono più tornate nelle loro case.
Immagino che la rivista possa essere richiesta alla Fondazione Museo storico del Trentino (http://www.museostorico.it/), che ha pubblicato il corposo articolo, si tratta infatti di più di 60 pagine correlate da documenti e fotografie originali oppure alla Mnemoteca del Basso Sarca (https://www.mnemoteca-bs.it/) di cui Beatrice fa parte.
Grazie Bea per questo tuo lavoro.