
Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Tondo si trovò trasformato in Quadrato.
Aveva avuto qualche sensazione premonitrice, un faticoso rigirarsi che l’aveva trattenuto nel lenzuolo che gli si era attorcigliato intorno al corpo e da cui non riusciva più a districarsi. I sogni che lo avevano tormentato erano stati spinosi e faticosi e non riusciva a capire ora che aveva gli occhi aperti come mai non riusciva a girare la testa con la solita agilità.
Provò ad alzarsi e si accorse prima con stupore e poi con ansia crescente che la sua visuale era cambiata, aveva lo sguardo fisso in avanti ed era completamente sparita la sua visione periferica, anche i pensieri sembravano diventati spigolosi e taglienti.
Si alzò a fatica e pensò che quel giorno avrebbe dovuto incontrare una persona importante per il suo lavoro, una persona che avrebbe dovuto acconsentire a finanziare un suo progetto, ma non un generico progetto, bensì “il “ progetto della sua vita.
Ci aveva lavorato tantissimo, studiando ogni parola da inserire, da dire, da pronunciare, per far capire la bontà della sua idea, aveva ammorbidito e limato ogni angolo che potesse produrre attrito, le idee gli erano circolate in testa con fluidità, giravano quasi da sole, trovando curve morbide che assecondavano i suoi propositi egli facevano trovare la strada a soluzioni che aggiravano i contrasti che avrebbero potuto crearsi.
Si vestì con calma, e non poté fare a meno di osservare che la felpa che fino a ieri gli cadeva morbidamente sulle spalle ora sembrava appoggiata a un manichino ossuto e rigido. Si contrariò e la contrarietà lo fece irrigidire di più, quasi che, invece di sciogliersi nella fiducia in se stesso, si indurisse in un pregiudizio mai provato. Si vedeva improvvisamente brutto e stecchito, come se ogni cosa al mondo gli riflettesse la sua inadeguatezza, come se le difficoltà che fino ad allora scorrevano leggere trovassero improvvisi scogli che le frenavano e le rendevano turbolente.
Si sentiva cambiato, all’improvviso la sua idea, il suo progetto su cui tanto aveva lavorato era come se non fosse più suo, tutta la fatica che aveva fatto a levigare superfici per togliere anche il più piccolo granello di polvere era stata inutile, nel giro di una notte tutto si era ricompattato come dentro ad una scatola da scarpe troppo stretta.
Ogni pensiero girava e rimbalzava da un lato all’altro ed era diventato tutto diverso.
Usci di casa irritato e scontento, rendendosi conto che le dolci colline che fino a ieri erano il suo paesaggio si erano trasformate in palazzi grigi e squadrati, rigidi come lui.
Rigido, ecco come si sentiva, rigido, i suoi pensieri erano rigidi, non era più propenso al compromesso e alla comprensione, ma dentro di lui era cresciuto il desiderio di affermazione e prevaricazione. Come aveva potuto vivere fino ad allora senza le sicurezze di un appoggio stabile, di piedi ben piantati per terra, di certezze solide e pensieri quadrati?
Si fermò, girò la testa a 90 gradi verso una vetrina e si vide finalmente come avrebbe sempre voluto essere, risoluto e deciso, lo sguardo fermo in avanti, pronto a far valere le sue ragioni al cliente che lo aspettava. Non una palla da disprezzare e far rimbalzar via con una calcio, ma un bel pezzo di marmo solido e risoluto.
Ora poteva presentarsi all’appuntamento, la trasformazione era avvenuta, vita nuova, strade nuove, belle, diritte e a senso unico, avrebbe pensato lui ad asfaltarle come si deve senza tentennamenti, ondeggiamenti e squilibri. Ora era il signor Quadrato, sicuro di sé, difficile da spostare ed evitare. Pensò: “Solidità, ecco la mia nuova parola d’ordine!” e si avviò al suo appuntamento.
Liberamente ispirato a “La metamorfosi” di Kafka.
Il libro si trova qui in cartaceo e qui in digitale