
Sono riuscita a finire “Spatriati”, con molta fatica, perché leggere e rimanere concentrata in questo periodo per me è molto faticoso e scrivo a caldo le mie impressioni sul libro.
L’ho trovato un libro triste, che mi ha immalinconito, la storia di Francesco e Claudia l’ho vissuta come una storia d’amore e di morte in cui l’amore perde sempre.
È stato un continuo rincorrere i protagonisti per le strade della Puglia, prima, poi di Milano e infine Berlino, circondati da una umanità infelice e triste. Gli eccessi, le fughe, il sesso, li ho sentiti come sintomo di profonda amarezza. Brevi fiammate che non danno la felicità.
Per il protagonista maschile, Francesco, rimane una sola possibilità tornare a casa, una casa che dopo la sua partenza non sente nemmeno più sua e che si sforza di rendere abitabile, per recuperare le proprie radici.
È un romanzo da Premio Strega? È sicuramente un bel romanzo, articolato e complesso, con personaggi credibili descritti con maestria. La scrittura è pulita, si legge bene, anche se il punto di vista vaga e cambia da Lui a Lei, e ci si domanda a volte chi ci stia parlando.
Triste, troppo triste e amaro anche se voglio pensare che non tutti i giovani che si trasferiscono all’estero, gli spatriati del titolo, siano come Francesco e Claudia.
Non ho letto altri libri che concorrevano al Premio Strega, a parte quello di Veronica Raimo, quindi non posso fare molti paragoni, ma questo è sicuramente migliore dal punto di vista letterario. Più strutturato, più corposo, più profondo nel suo pessimismo.
In tutto questo, sono contenta di non averlo comperato, mi è stato dato in lettura in prestito, perché è uno di quei libri che non credo riprenderei in mano per approfondire e rileggere.