Marco Malvaldi: “Oscura e celeste”

Dopo aver finito di leggere “Oscura e celeste” sono andata leggere la recensione che ne ha fatto il mio amico Renato Campinoti sul suo blog, perché ero molto confusa sul giudizio da dare al romanzo. Probabilmente il fatto di non avere letto altro che questo libro di Malvaldi, oltre naturalmente ad avere visto in TV la serie “I delitti del Barlume”, mi ha un po’ spiazzato, perché lo stile volutamente leggero e scherzoso mescolato allo stile aulico e letterario del 1600 fa contrasto e a volte cozza con passaggi bruschi da uno all’altro.

Il linguaggio di Malvaldi, lo deduco dalla serie TV è decisamente scanzonato toscano/livornese, e vederlo applicato a una storia ambientata nel 1600  con addirittura il grande Galileo Galilei come protagonista lascia un po’ perplessi. Non che uno da un romanzo, dichiarato e battezzato dallo stesso autore come romanzo, ci si aspetti verità storiche, ma spesso il confine tra realtà e fantasia è così sottile che si fa fatica a non considerare “Oscura e celeste” quasi un trattato storico con tanto di fonti documentate e riferite. 

È decisamente di fantasia l’omicidio – il suoricidio – che avviene nel convento dove sono ospitate le due figlie di Galileo che hanno preso entrambe i voti, con motivazioni molto diverse. La maggiore, Virginia, suor Maria Celeste con convinzione e fede, la minore, Livia, suor Arcangela, arrabbiata e rancorosa col padre che l’ha costretta a entrare in convento causa mancanze di denari per la dote.

Galileo va spesso a trovare le due figlie nel convento di San Matteo, uno dei più poveri della città.

Il tempo è quello della grande pandemia di peste che sta colpendo la città di Firenze, ma è anche il temo che sta prima della pubblicazione del libro più conosciuto e famoso di Galileo “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” che una volta dato alle stampe costerò la condanna della chiesa e per cui Galileo dovrà abiurare.

In tutto questo contesto accade la morte di una suora del convento e da lì le domande che si pongono del perché una suora possa essere stata uccisa.

Qui emergono le conoscenze scientifiche dell’autore; è noto che Malvaldi è un chimico, uno studioso delle scienze esatte prestato alla letteratura (più che prestato ormai regalato alla letteratura) e per far capire al lettore gli studi di Galileo nessuno è meglio di lui. Anche suor Agnese, la vittima, era donna di eccezionale intelligenza scientifica che conduceva esperimenti, poi alla fine rivelati e causa della sua dipartita. Non mancano nel romanzo le diatribe tra la frangia tolemaica della “Compagnia di Gesù” che non vedevano di buon occhio la diffusione della teoria Copernicana, argomento del libro di prossima pubblicazione e Galileo che da par suo fa di tutto per consentirne la stampa.

Non mancano anche intrighi e rivalità tra il papato impersonato da Urbano VIII e il Granduca fiorentino Ferdinando II.

Un bel guazzabuglio di avvenimenti che però Malvaldi sa dipanare con maestria. 

Il libro impaginato come un tomo vecchia maniera con titoli di capitoli che anticipano il contenuto e ampi brani testuali in italiano seicentesco che a detta dello stesso autore sono ricavati da documenti originali, si legge a volta con un po’ di fatica, proprio per il linguaggio che è stato volutamente lasciato arcaico. 

Non mancano richiami agli esperimenti con il pendolo di Galileo e un accenno a una proprietà del pendolo che verrà spiegata solo 200 anni dopo da Foucault. Chissà se corrisponde a verità l’intuizione di Galileo sulla dimostrazione della rotazione terrestre?

Inutile dire che alla fine un colpevole del suoricidio si trova e tutto finisce bene soprattutto per la consorelle del convento.

Per informazioni più dettagliate rimando alla bella recensione di Renato, io mi fermo qui perché ancora non so bene se il libro entrerà nei miei ricordi o sarà presto dimenticato, a meno che non venga anche questo ridotto a spettacolo televisivo, come sta succedendo a quasi tutti i libri del Malvaldi.

Dimenticavo. Il titolo del libro è ricavato da una lettera che Galileo scrive alla figlia Virginia e che dice: «Ma se Dio è infinito […] Resterà sempre qualcosa al di là della nostra conoscenza; ci sarà sempre irraggiungibile la causa che move il sole e l’altre stelle, oscura e celeste come qualsiasi volontà divina.»

Letto in formato ebook in prestito dalla “Media Library on line” MLOL delle Biblioteche fiorentine.


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