
Ho terminato di leggere “La canzone di Achille” e devo dire che mi ha annoiato mortalmente. Andavo avanti solo perché dovevo finirlo per poi cercare di capire che cosa era che non andava, Se ero io che ero incompatibile con il testo che stavo leggendo o era il testo che era incompatibile con me. Addirittura ho fatto scadere il prestito ed ho dovuto rinnovarlo. E dico per fortuna perché mi avrebbe rammaricato aver speso, anche solo pochi euro per questo libro. Eppure dicono che abbia avuto un gran successo di pubblico. A me è sembrata la favola, raccontata peggio, dell’Iliade di Omero, a uso e consumo di un pubblico di giovani che non hanno voglia e capacità di leggere l’originale. Omero ha avuto il grande pregio di raccontarla con le parole della poesia e con la sapienza del mito, mentre questa storia, pur ambientata nella Grecia antica e con dovizia di particolari su Dei e Dee, Ninfe e Semidei, non riesce a dare quella patina di originalità che il libro immortale di Omero ha saputo dargli.
La storia d’amore di Achille e Patroclo mi sembrata più da romanzo rosa che da libro epico, un romanzo rosa con protagonisti i re che assediarono Troia per ben 10 anni e i fatti raccontati che scateneranno l’ira funesta di Achille diventano ripicche e dispetti d’orgoglio di un gruppo di uomini che raccontati da Omero assumono l’aura degli eroi e raccontati qui diventano solo un gruppo di uomini piccoli e meschini.
Anche la madre di Achille, la ninfa Teti, è rappresentata come una donna pesce dalla voce rauca e orribile, viscida e inacidita come una zitella.
Insomma, non so se si è capito, che il libro, tanto osannato, oltre che annoiarmi, non mi è piaciuto per niente! Sarà stato scritto, mi chiedo, per una generazione di lettori che prendono per buona una storia che da immortale diventa pretesto per dire: «Conosco la guerra di Troia! È quella dove combatteva Achille l’immortale che aveva un solo punto vulnerabile e che è stato ucciso a tradimento dopo essersi arrabbiato per la morte del suo amico Patroclo». Troppo poco per chi, della mia generazione, ha letto a scuola l’Odissea e poi l’Eneide e le storie degli eroi, quelli sì eroi, dei miti della Grecia antica.
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