- 1 – 10 – 43
- 2 – 10 – 43
- 6 ottobre 1943
- 7 – 10 – 43
- 9 – 10 – 43
- 15 – 10 – 43
- 16 ottobre 1943
- 21 ottobre 1943
- 23 ottobre 1954
- 28 ottobre 1943
- 29 ottobre 1943
1 – 10 – 43
Adriana mia, amore mio, quando dico ti penso vuol dire che quello non è solamente pensarti, ma un cercarti affannosamente, è ossessione. E purtroppo mi succede spesso di pensarti con tale insistenza che pare che la testa mi scoppi. E tante piccole cose mi fanno pensare a te, cose che ti dirò un giorno. Vorrei non pensare, perché non credere che pensarti sia bello, no perché sento in quei momenti quanto tu sia lontana e irraggiungibile. Pensarti vuol dire desiderarti, desiderarti e non averti vicina, lascio a te la risposta. Ti bacio Adler
2 – 10 – 43
Adriana cara, già da parecchio tempo non ho più vostre notizie. Però giustifico tutto. L’ultima arrivò il nove settembre ed era del sedici luglio. Speriamo che riprenda l’arrivo delle lettere e che si riannodi il filo strappato. La mia vita non cambia mai. Diventa monotona in quanto le attività che si svolgono son sempre le stesse. Per questo non mi lamento cosa dovrei pretendere? Intanto sogno, sogno quello che potrò essere il nostro domani, non sarà certo roseo, ma quello che più mi interessa è pensare alle nostre due vite unite se pur nelle difficoltà. Tutto si potrà superare con amore e gioia, fianco a fianco, per mano, gli occhi negli occhi. Ora così lontani come si può fare ad essere sereni, spensierati, non è possibile. Troppo spesso sorgono quelle famose domande alle quali non puoi rispondere, cosa farò, dove sarò ecc.. Le stesse che anche tu ti porgi e alle quali non puoi rispondere. Solo abbi fede e attendimi, quale gioia sarà un giorno ritrovarci nelle braccia l’uno dell’altro? Ti amo e ti bacio Adler
6 ottobre 1943
Mamma cara, ho ricevuto un’altra tua lettera, è del 7 agosto. Da quasi un mese ero senza posta, ma ci vuole pazienza, scrivere sempre sperando che qualcuna infili il buco e arrivi. Come totale di lettere ricevute ne ho quattro tue, quattro di Adriana e una di Vanna. In mezzo fra i salti di data si vede benissimo che ne sono andate perdute, ma ci vuole pazienza perché qualcuna arrivi e porti la vostra calligrafia è sufficiente per sapervi fino a quel giorno in salute. Tutto però avviene così rapidamente che non si è poi mai tranquilli ugualmente, ma con pazienza e rassegnazione anche queste ansie si sopportano. Io come al solito sto bene e la vita non muta per niente. Il posto qui è grande e ci si muove liberamente, ma è la solita vita. Faccio sempre dei piccoli acquisti e ora mi sono invaghito di dischi, di quelli che piacciono a me, ma se posso ne comprerò anche di musica classica. Ho ordinato un pullover, un pigiama di flanella e delle camicie. Speriamo che riesca ad ottenerle. Vi ricordo sempre e vi bacio vostro Adler
7 – 10 – 43
Mamma cara, ho ricevuto la tua lettera del sette agosto dopo circa un mese di assenza assoluta di posta. Oramai so essere paziente e a questi lunghi intervalli di silenzio ho fatto l’abitudine. È l’abitudine di chi vive solo e lontano dal mondo insomma da tutto ciò che è rischio e pericolo. La rassegnazione è una forza che ormai è penetrata in me e niente mi fa più meraviglia. Io sto sempre bene, ti bacio e ti abbraccio Adler
9 – 10 – 43
Adriana mia, il tuo ritratto è stato cominciato, ma procede molto lentamente. Il tempo c’è e piano piano anche quel disegno verrà finito. Presto faranno una mostra d’arte nel teatro del campo, nel vero teatro, quello che sta fuori del campo. Anch’io vi parteciperò con due o tre miei lavoretti. Tutto vale per far passare il tempo. Ady mia cara, ti voglio tanto bene e vorrei tanto finisse presto tutto per poterti raggiungere. Unico sogno della mia vita è quello di poter vivere al tuo fianco. E proprio quello mi è negato. Tutto il resto non ha nessuna importanza. Tu solo conti per me e tu sola vorrei avere. L’altra sera col Capitano De Sisti ho parlato tanto a lungo di te ed era così dolce parlare del mio amore lontano e della tua cara città. Ho saputo che Mantovani ha seguito la mia stessa sorte e questo ha tranquillizzato anche tutti noi suoi colleghi. Probabilmente sua mamma sarà già informata e questo sarà stato un grande sollievo per lei. Bimba mia quando potrò prendere il tuo caro viso fra le mani e coprirlo di baci? Bimba mia ti amo tanto e sempre ti ricordo, saluti ai tuoi cari Adler
15 – 10 – 43
Adriana cara, dopo l’ultima lettera che ho ricevuto dalla mamma ricevuta quindici giorni fa in data sette agosto più nulla. Silenzio. E in questo silenzio vivo la mia immutata vita. Come sempre sto bene e nessuna cosa più mi impressiona, forse ho fatto il callo. Desidero solamente di poterti rivedere presto mia cara di rivivere i nostri bei giorni e di ricuperare tutto questo tempo che ho dovuto esserti lontano per forza maggiore. Ti bacio Adler
16 ottobre 1943
Mamma cara, ho ricevuto la tua ultima lettera quindici giorni fa. Era del sette agosto e tu stavi bene. Spero tu stia sempre bene così come sto io. Da ieri ha cominciato a fare freddo, un freddo secco, limpido e sano, abbiamo ieri acceso la stufa e l’accenderemo anche oggi e così forme i giorni che verranno. Comincia l’inverno e ancora ti sono lontano mamma cara. Il mio tenore di vita non cambia e difficilmente cambierà. Oramai ho fatto l’abitudine a questa sana esistenza e quando ritornerò sarò pronto per affrontare il domani. Questo riposo forzato fa bene al mio corpo. Lo sport che faccio lo tiene allenato alle fatiche senza fiaccarlo. So anche lavorare. Così per diletto so adoperare gli arnesi del falegname e ho fatto tanti lavoretti. Impara l’arte e mettila da parte, dice il proverbio, e qui nella convivenza comune tante cose si imparano che un giorno potranno servire. Sono parco di tutto, e avendo una paga fissa so mantenermi nel limite delle spese delle spese utili. un capriccio però ho voluto levarmelo ed ho fatto l’ordinazione di una diecina di dischi e sono abbonato a una rivista cinematografica. Però ho ordinato anche delle camicie e un pigiama di flanella per l’inverno che sta venendo. Ciao vecchia mia ti abbraccio Adler.
21 ottobre 1943
Adriana mia cara, la posta arriva lentamente e già è un mese che non ho vostre notizie. Mi chiudo nel sogno dei ricordi, della speranza. I ricordi tanto pochi ma tanto divinamente belli, alimentano la mia speranza di poterti rivedere presto, e non solo rivederti, rivederti e stringerti a me per non lasciarti più bimba mia, stringerti e non lasciarti più per paura che tu mi sfugga ancora, sarebbe troppo. Ti amo sempre di più perché sempre di più ti desidero.
23 ottobre 1954
Mamma cara, avessi la certezza che tutti questi miei scritti ti giungessero! Assicurarti così che sto sempre bene, che la mia vita continua nella sua semplice normalità. Ieri ho vinto un campionato di palla a volo con una squadra di cui io sono il capitano. A parecchi miei colleghi sono arrivati dei bei libri quindi non mi manca la buona lettura oltre alla biblioteca che si è arricchita.
28 ottobre 1943
Adriana cara, quanto tempo oramai che non ho più vostre notizie. Il filo si è strappato e colla mia mente ti cerco lontana lontana, e non ti sento. Mi sembra di vivere in mondo diverso e mi pare impossibile non poterti raggiungere, non poter sapere di te. Eppure si vive, si vegeta si continua a sostenere questa vita senza uno scopo e si alimenta la speranza. Cerco affannosamente svaghi e distrazioni che non mi mancano, e così attendo rassegnato la parola fine. Ti abbraccio e ti bacio tuo Adler
29 ottobre 1943
Adriana mia casa, è una cosa triste la sera, quando mi siedo a questo tavolino e dico a me stesso, mentre il silenzio mi circonda, scrivo a casa. E’ triste perché mi sembra che quel filo che prima era stato allacciato ora si sia strappato ed ho quasi certezza che queste mie parole non ti arriveranno mai. Ecco perché mi sento triste dovermi sedere qui, urlare queste parole, parole che poi si perderanno nel nulla. Vorrei che tu mi sentissi, che tu vivessi di me attraverso queste righe ed è con quella piccola speranza che ti giungano che mai sciupo una lettera e tutte sempre le scrivo. Parlarti oramai della mia vita è inutile è la stessa del primo giorno, nulla è cambiato. È un po’ più freddo e quando non c’è il sole in camera si accende la stufa. Ho maglie grosse e mutande lunghe ma ancora non sento il bisogno di portarle. E i giorni lentamente se ne vanno e anche i mesi, vorrei che quelli che ancora ci rimangono nell’attesa volassero, vorrei addormentarmi ora per risvegliarmi il giorno del ritorno, per non pensare, per non attendere inutilmente la posta, per non scrivere inutilmente. Ma purtroppo è una cosa impossibile ed allora, penso il meno possibile mi muovo corro molto, mi do da fare, ma con quale scopo? Non lo so, forse inganno l’attesa snervante.