2 maggio 1945
Mamma cara, ho ricevuto la tua lettera di Natale quando ancora non speravo di ricevere. Sono notizie abbastanza recenti e spero presto di averne di dopo la liberazione. Spero che la nostra casa si sia salvata, in caso contrario non me lo nascondere. Io sono sempre in campo di concentramento e faccio quasi due anni nello stesso posto. Non mi manca nulla e continuo la vita dei primi giorni. Qualche mio collega è andato alle unità di lavoro, ma io nonostante l’avessi desiderato per esuberanza di richieste non sono stato accontentato. Sono insegnante di un corso analfabeti in un confinante campo di soldati, studio con lezioni regolari l’inglese e mi aggiorno un po’ con la vita che dovrò affrontare domani. Faccio sempre un po’ di sport e davanti alla mia baracca insieme ai colleghi ho fatto un giardinetto di fiori: zinnie, campanelle rampicanti ecc.. Ma ho una sete tremenda di notizie vostre e un desiderio sovrumano di veder finita questa grande tragedia per poter ritornare fra di voi miei cari. Amos può darsi benissimo che già sia stato liberato da un campo di concentramento tedesco ed è sperabile che dia presto notizie di se.
7 maggio 1945
Mamma cara, la guerra in Italia è finita ed è come se mi avessero tolto un enorme peso dal cuore. Spero che tu abbia la possibilità di riprendere la vita normale. Attendo in ogni modo notizie precise della tua situazione, alla meno peggio potrò sempre darti un consiglio. Lo sai mamma che ho già ventotto anni? e non solo nell’età non sono più un ragazzo. Quante cose ho capito! Il giorno del ritorno ormai non dovrebbe essere più tanto lontano. Quando sarà? Ti bacio e ti abbraccio saluti a tutti Adler
9 maggio 1945
Adriana mia cara, ho visto un documentario cinematografico intorno al rimpatrio dei prigionieri francesi dalla Germania, non puoi credere quanto abbia palpitato il mio cuore nel vedere quelle scene. I miei occhi si sono riempiti di lacrime nel vedere, quelle mamme, quelle mogli, quelle fidanzate, quelle sorelle stringere fra le braccia i loro cari che tornavano. Quando verrà la nostra volta? Ti amo mia cara e attendo una tua presto Adler
18 maggio 1945
Mamma cara, si parla ufficiosamente di un rimpatrio entro sei mesi. Io non so, vivo in uno stato di ansia che più nulla sono capace di fare. Ho saputo stasera dal giornale che un milione di lavoratori dalla Germania marciano verso casa. Che ci sia anche Amos fra quelli. Io lo spero. Attendo tue notizie al più presto. La prima letterina dopo la liberazione non dovrebbe essere lontana. Saluta tutti per me sto bene, ti bacio
24 maggio 1945
Adriana mia cara, che posso dirti, che posso chiederti? Nulla so di te, nulla che devo dirti di nuovo, e quindi tutto devo chiederti, io nulla ho da dirti perché da due anni conduco la stessa immutata vita. Attendo con ansia una tua lettera che porti un po’ di luce a questa mie grigie giornate di attesa. E’ un’attesa spasmodica, attesa di ora per ora di una notizia, di una parola di speranza, come un malato attende la buona parola del medico che dice guarirai presto. Quando ripotrò essere un uomo libero padrone dei miei atti e della mia vita? Non desidero che pace nel tuo amore per ricostruire la nostra vita distrutta e intanto nell’attesa perché non arriva una tua parola che possa alleviare questa spirituale sofferenza. Sei tornata a casa? Che fai? Stai bene? Ti manca nulla ? tua mamma ha di nuovo il suo lavoro? Tua sorella insegna? E tu pure? Quante incognite a cui non posso rispondere e che mi tengono avvolto in una nebbia che tendo affannosamente di squarciare. Ti amo mia cara, saluti ai tuoi cari Adler
29 maggio 1945
Adriana cara, passano i giorni e passeranno gli anni, e di ritorno non se ne parla. Almeno arrivasse un po’ di posta. Ma nemmeno quella. Una apatia tale mi ha preso, che sono capace di leggere pagine intere senza capire una parola, se poi mi parlano non sento. La mia mente vaga nella stratosfera e solo la posizione orizzontale del letto è consona al mio stato d’animo. Aggiungi poi che non c’è più l’abbondanza di viveri dei primi giorni e vedi che situazione.
30 maggio 1945
Mamma cara, attendere e sperare è il mio motto, ma nell’attesa svaniscono le speranze. Sono passati due anni e sta trascorrendo il terzo, ma sarà l’ultimo? Ora il vitto è appena sufficiente e la vita del prigioniero comincia a pesare enormemente. C’è anche qualche raro caso di pazzia, ma io per lo meno ragiono ancora. E pensare che tanti amici miei sono usciti e sono andati a lavorare, anche Ughi. Io sempre il solito fortunato son rimasto dentro e quasi da due anni sono nello stesso campo. Attendo sempre una tua lettera che mi rassicuri della tua salute e della nuova situazione. Ti prego di darmi sempre notizie di tutti perché è tanto che non so nulla: Amos è tornato a casa? Molto probabilmente tornerà prima di me, e forse è giusto perché l’ha passata un po’ più dura di me. Io nonostante lo spirito basso sto bene e cerco di scrollare di dosso la malinconia. Ultimamente ho studiato più a fondo l’inglese e quasi sono in grado di leggere i giornali. Il cinema non lo capisco ancora ma riesco a comprendere le linee generali. e quella povera bambina di Adriana? Oramai è una donna a forza di aspettare le verranno i capelli bianchi. Pensare che un giorno compiangeva la Mina (come sta) A volte penso se non fosse meglio dirle di trovarsi un altro, perché io quando tornerò? Adler