
È stata una occasione. Un libro che costa poco, nemmeno 2 euro, un titolo accattivante, racconti… Cosa c’è di meglio di qualcosa che faccia passare il tempo senza l’impegno troppo forte di seguire una trama complessa.
Il racconto ha un grande pregio, quello di esaurirsi nel giro di poche pagine, di prenderlo e lasciarlo senza tanti problemi, di cambiare ogni volta scenario e far entrare ogni volta in una nuova storia.
I racconti di Seicho Matsumoto, autore giapponese del dopoguerra – la seconda guerra mondiale – hanno il pregio che si leggono facilmente, ognuno contempla un delitto da un punto di vista diverso e anche se all’inizio non lo sapevo, riescono a coinvolgere chi legge fino alla fine.
Il titolo del libro, che è anche il titolo dell’ultimo dei racconti della raccolta, mi ha un po’ fuorviato, chissà che cosa mi credevo, forse qualcosa di romantico richiamato dalla parola Haiku, che fa pensare a piccole e leggiadre poesie giapponesi, forse immaginavo una storia d’amore sentimentale. Invece mi sono imbattuta nel delitto della poetessa che scriveva haiku, tanto brava da richiamare l’attenzione di un editore che si improvvisa detective quando questa scompare.
Sembra tutto regolare, una morte per malattia che non darebbe adito a nessun sospetto… e invece… lascio a chi si è incuriosito scoprirlo.
Degli altri racconti mi è piaciuto il primo che si intitola “Il complice” in cui viene applicata una sottile trama psicologica tanto che alla fine viene da dire: “Chi è causa del suo mal pianga se stesso!” Se avessi commesso un delitto con un complice potrò mai fidarmi di lui? La domanda arrovella la mente e spinge a fare atti che se non fossero stati compiuti avrebbero garantito una vita tranquilla, Ma si sa, chi compie un atto criminale, la coscienza tanto pulita non ce l’ha…
In un altro racconto viene messo sulla pagina il cruccio di un assassino che teme di essere riconosciuto da un testimone e che facendo carriera pubblica avrà la propria faccia su tutti i giornali. Anche qui il gioco psicologico che viene messo in atto è sottile e insinuante, fino all’epilogo che naturalmente non svelo.
Racconti piacevoli da leggere, dunque, forse un po’ datati dal momento che sono stati scritti nel secolo scorso tra gli anni ’50 e ’70 in cui non potevano essere messe in atto tutte le diavolerie che sono oggi a disposizione della polizia e degli investigatori, ma scorrevoli, piacevoli da leggere e, senza essere capolavori, pieni di atmosfera nipponica.
Un libro che non rimpiango di aver letto, anche se credo che lo dimenticherò molto presto.
Una risposta a ““La donna che scriveva haiku e altre storie” di Seicho Matsumoto”
Di quest’autore ho appena letto Un posto tranquillo, che forse sarebbe stato più adatto tradurre con sconosciuto; mi è piaciuto molto e trovo vero ciò che se ne dice, che ha qualcosa in comune con Simenon.
Per altro, nel romanzo è presente anche una scrittrice di haiku, la vittima.
Provo a cercare in biblioteca, forse è presente anche questa raccolta.