La congrega del cimitero


Questo breve racconto l’ho scritto nel 2018, poi ieri sera alla tv ho visto un film che mi ci ha fatto ripensare. Il film si intitola “La regola delle tre mogli” ed ha una scena che sembra copiata dal mio racconto. Il film è del 2020.


“Erano tre, sempre insieme, scendevano da tre auto davanti al cancello del cimitero e poi procedevano per i viali in fila indiana, senza mai voltarsi, passo dopo passo. Fino a che non arrivavano al punto preciso, al punto in cui si arrestavano e come soldatesse sull’attenti si schieravano davanti alla lapide di marmo azzurrognolo.
Una si faceva il segno della croce, frettolosamente e quasi vergognandosi, la seconda si chinava un poco per sfiorare con la punta delle dita la fotografia al centro del marmo, la terza rimaneva rigida e diritta guardando con una punta di riprovazione le altre due.
Poi come per un copione collaudato mettevano il mazzo di fiori che ciascuna aveva portato con se nel grande vaso in corrispondenza dei piedi del morto.
Di tre se ne faceva uno, grande variopinto, rose rosse, rose gialle e rose bianche, che mescolate tra loro non sembravano più tanto rigide e severe.
Il custode del camposanto che le vedeva arrivare una volta all’anno, immancabilmente il 4 novembre le chiamava la congrega del cimitero.
Tutti ricordavano in paese le circostanze che avevano fatto del morto, l’uomo più invidiato e -contemporaneamente- più chiacchierato.
Tre mogli, tre famiglie, tre donne, l’una sconosciuta all’altra che si erano incontrate per la prima volta proprio sulla soglia del cimitero.
Lui, aveva tirato le cuoia in un incidente d’auto, mentre dalla prima andava a trovare la seconda, la terza era all’estero. Le male lingue si erano chieste con curiosità e un pizzico di pruderie come avesse fatto a portare avanti senza che nessuno sospettasse le tre relazioni.
Vero che viaggiava molto, vero che a casa della prima moglie, quella che abitava in paese, non c’era quasi mai, vero che poteva permettersi l’onere di mantenere tre belle donne, tre belle case e tre vite distinte.
Quando la prima moglie si era vista arrivare la seconda e poi la terza si era comportata da vera signora, tutti ricordavano che non aveva mosso un muscolo del viso, aveva capito al volo quello che stava succedendo e come una gran dama aveva accolto le vedove piangenti come una regina accoglie i sudditi alla sua corte.
Da allora abitavano tutte e tre sulla collina nella grande villa padronale e ogni anno andavano a salutare l’uomo che le aveva fatte vivere nella buona e nella cattiva sorte finché morte non le aveva unite.”

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