John Steinbeck: “La luna è tramontata”

La luna è tramontata di John Steinbeck  è uno di quei libri che si devono leggere perché nel panorama della letteratura mondiale è uno di quei testi che raccontano la storia con una facilità di scrittura e soprattutto con una facilità di lettura che lasciano stupefatti. In questo romanzo breve, si legge molto velocemente e con facilità, si trovano i caratteri didascalici della letteratura; è un libro chiaramente scritto a scopo “didattico” e propagandistico, che usa la scrittura con maestria e, secondo me, può essere un ottimo modello per chi vuole prenderne esempio per comporre un romanzo.

Le descrizioni dei personaggi sono quasi maniacali, ma mai noiose, le persone immaginate escono vivide e puntuali, dal testo, le vediamo  mentre si legge. Steinbeck non lascia niente all’immaginazione, è come se volesse darci delle direttive, lui/lei è così e non può essere diversamente, i personaggi riempiono gli spazi dove si svolge l’azione quelli chiusi specialmente, tanto che ho avuto nettissima l’impressione di essere in platea e guardare muoversi gli attiori su un palcoscenico o su un set cinematografico, ma più la prima che la seconda. 

I dialoghi sonno composti con maestria, dicono tutto, non hanno bisogno di incisi e spiegazioni, sono le parole che ci fanno capire il carattere, la personalità di ciascuno. 

Dialoghi che raccontano la storia, non c’è bisogno di tante spiegazioni e le poche parti che non sono dialogate ci sono solo per dare un maggior spessore morale a tutto l’insieme.

Non per niente Steinbeck aveva concepito in un primo tempo l’opera come una rappresentazione teatrale da rappresentarsi, non da leggersi per questo probabilmente è rimasto l’impianto dialogico fitto e serrato. 

Persino i movimenti in scena sono studiati per dare spessore ai personaggi. Bellissimi i movimenti del cameriere Joseph che continua a “far prove con ognuna delle sedie dorate” (“ricoperte di logora stoffa sparse rigidamente qua e là, come troppi camerieri con nulla da fare”) del salotto in cui avviene il primo incontro tra il sindaco Orden e il colonnello Lansen. È come se un regista volesse dare indicazioni a chi si muove sulla scena di quello che deve fare, di come muoversi.

Sindaco e colonnello sono i protagonisti principali, due persone che incarnano con parole e atteggiamenti due mondi contrapposti: i vinti e i vincitori, anche se poi alla fine non siamo così sicuri che chi ha vinto abbia vinto davvero.

Attorno una corte di personaggi che formano le rappresentanze dei due schieramenti, quello dei “buoni” e quello di “cattivi” anche se pure qui i colori non sono mai del tutto bianchi e neri. 

Ci sono molti morti ammazzati da una parte a dall’altra, del resto si tratta di una “guerra”, ma niente viene mostrato, solo accade. 

Il lettore non è mai presente quando una morte avviene, la si viene a sapere perché preannunciata o perché se ne parla in seguito, la morte, la prima protagonista di ogni guerra qui la sentiamo solo raccontare in modo asettico, quasi di sfuggita. è molto più importante capire che cosa ci sta dietro quale ideologia o valore ha provocato le reazioni che portano alla dipartita.

Capisco leggendo perché il governo americano ha voluto Steinbeck per diffondere la sua ideologia anti-nazista, rimarcare la cupa, ottusa tenacia a seguire gli ordini di un Capo, anche quando palesemente spietati e controproducenti, è molto più comprensibile che denigrare palesemente il nemico.

Il valore dell’onore e della democrazia al servizio del popolo ripaga più dell’obbedienza a ordini che arrivano da un Comando lontano.

Belle la figure di Annie, la cameriera, che come una staffetta partigiana ante litteram mantiene i contatti tra il sindaco e la popolazione e della moglie, apparentemente svampita che sembra non sappia mai che cosa le sta succedendo intorno, ma che alla fine porge al marito la sciarpa che rappresenta il suo ruolo di sindaco e che lui, malgrado le sue proteste, passa con solennità al dott. Winter : “Ma non si può arrestare il sindaco” spiegò al marito. Orden le sorrise. “No,” disse, “non possono infatti arrestare il sindaco. Il sindaco è un’idea concepita da uomini liberi. Essa sfugge a ogni arresto.


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