Italo Calvino: “Palomar”

Cosa c’è da dire di Calvino che non sia già stato detto? Calvino è Calvino un genio della scrittura che travalica il tempo e lo spazio. Uno scrittore moderno sempre, scommetto anche tra cent’anni.

Palomar lo avevo letto a spizzichi e bocconi, qualche brano che mi interessava e che mi aveva affascinato per il modo con cui era scritto o per il tema affrontato.

Ogni racconto di Palomar è il trionfo della tassonomia, delle descrizioni minuziose di un mondo reale eppure fantastico, è l’addentrarsi nel pensiero che macina immagini e sensazioni, che poi vengono sputate fuori in un flusso continuo e travolgente.

Palomar è l’uomo prima dell’uomo, è puro spirito critico, è irreale, e nello stesso tempo assolutamente concreto. È l’uomo che esplora il mondo che si manifesta in ciò che lo circonda per arrivare alle stelle e al creato.

Palomar è un filosofo che non sputa teorie o sentenze, che non da definizioni, ma porta il lettore dentro all’essenza delle cose.

Palomar siamo tutti noi, quelli che le domande se le pongono, a cui vorrebbero dare risposta, ma non ci riescono. 

Palomar è colui che rappresenta la debolezza dell’uomo di fronte alla complessità. Bellissimo l’epilogo del capitolo sul negozio di formaggi. Quando c’è troppo da scegliere va a finire che non si sceglie! Una verità inconfutabile, sempre davanti ai nostri occhi e mai riconosciuta.

Ogni racconto una chicca in questo libro, chicche da leggere una alla volta, come caramelle che vanno assaporate fino a che l’ultimo pezzetto di zucchero è scomparso; poi aspettare un po’ prima di avventurarsi in un nuovo assaggio.

Basta non dico altro, leggete Calvino, tutto, non solo Palomar.


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