
Eccomi con gli aggiornamenti dalle Paralimpiadi…Avete presente gli uomini di ferro? Gli Iron Man quelli che sanno combattere con tutto il mondo, che se la cavano dappertutto che corrono, nuotano, vanno in bicicletta per strade selvagge? Oggi alle Paralimpiadi li ho visti in veste femminile, con in più la forza che derivava loro da aver sconfitto ogni ostacolo che si presentava sulla loro strada.
Due medaglie una d’argento e una di bronzo per due -anzi tre, ma vi spiegherò dopo perché- conquistate da due donne che dire di ferro è poco, Sono donne di titanio come le protesi ai piedi di Veronica Yoko Plebani, che macinano la strada come zampette che lasciano segni leggeri ma potenti. Yoko ha perso i piedi per una grave forma di meningite, la stessa che ha colpito Bebe Vio, poi ha perso anche le dita delle mani e la sua pelle è macchiata da piaghe ma non si è arresa. Nuoto, bicicletta e poi corsa su quelle protesi che la sorreggono e le consentono di correre. Ha conquistato la medaglia di bronzo, ma ogni medaglia è d’oro per persone come lei.
E come Anna Barbaro, ipovedente al 100% che nuota, pedala e corre con un angelo custode al fianco che la guida e le indica la strada. Medaglia d’argento conquistata e meritata in una giornata giapponese calda e assolata. Gli occhi non vedono la strada, ma c’è Charlotte che la guida con piccoli colpetti sul braccio, guidando il tandem, e nel nuoto standole accanto. Quale perfetta simbiosi ci deve essere tra le due ragazze per arrivare ad avere risultati così alti!
Il paratriathon è una disciplina dura, faticosa. Oggi mi ha impressionato una atleta che correva con un arto amputato e le stampelle, che grande forza di volontà si deve avere per compiere simili imprese!

E ritorniamo in piscina, il riccioluto Stefano Raimondi non si è accontentato di una medaglia l’altro giorno, ma ha voluto fare il bis. Perché altri sì e io no? Ed ecco che una medaglia di bronzo è comparsa al suo collo dopo aver nuotato i 100 stile libero. Mentre una meravigliosa ragazza da un nome da supereroina extraterrestra Xenia, di cognome Palazzo, è arrivata al secondo posto nei 200 misti dietro solo alla stratosferica Jessica Long non solo atleta ma testimonial di ogni bambino abbandonato e poi adottato da genitori generosi. La Toyota ha raccontato la sua storia in un bellissimo spot. Jessica e l’idolo da imitare per Xenia e, chissà, sua probabile erede, piange all’arrivo per essere vicino al suo idolo e Jessica la consola, e probabilmente le dice: Dai la prossima volta mi batti!
E alla fine di una giornata che di emozioni ne ha date tante, come ogni giorno del resto, ecco che arriva l’oro di Bebe Vio, la portabandiera della squadra italiana, l’esempio per tanti atleti paralimpici, un fioretto impugnato .si fa per dire- da una protesi perché, ma tutti lo sanno, Bebe non ha né le gambe né le braccia. Invece di abbattersi la sua disabilità è diventata una bandiera come il vessillo che ha orgogliosamente portato durante la cerimonia di apertura.
Giorno dopo giorno, seguo le imprese dei nostri ragazzi, vere forze della natura, esempi di resilienza, che non è resistenza, ma è la capacità di trarre il massimo profitto dagli avvenimenti traumatici e riuscire e vincerli ed anche a superarli. Sono esempi, non supereroi, ragazzi normali che ci dicono che con la volontà si riesce a fare della propria vita qualcosa di bello e importante.