
È un fatto importante, ancorché comunemente noto, che le apparenze molto spesso ingannano. Chi l’aveva detto? Bho? Proprio non se lo ricordava, ma non aveva importanza, lei ci credeva alle apparenze, bastava solo stare un po’ attenta, essere prudenti e non esporsi troppo. Anche quando usciva cercava di essere il più possibile curata, che diamine, mica poteva andare in giro come una stracciona!
Aveva conosciuto quello che era poi diventato suo marito ad una festa quando ancora frequentava l’università, un bel ragazzo, uno che prometteva bene, studi in legge, sportivo quel tanto che basta a tenersi in forma senza essere fanatico della palestra o di attività che procuravano troppo sudore.
Il sudore puzza, diceva sempre! E lui non voleva puzzare, ma profumare, come del resto lei che amava bagni con sali da bagno che lasciavano una fragranza discreta sulla pelle, nulla di troppo violento o aggressivo.
Si erano subito trovati in sintonia, avevano costruito la loro vita di coppia con pazienza e perseveranza, mai troppo in vista, ma nemmeno troppo in disparte. Lui orfano dei genitori era stato cresciuto da un vecchio prozio che aveva pensato bene di tirare il calzino al momento giusto, lei non aveva più rapporti con la sua famiglia di origine che risiedeva in un’altra regione, padre e madre modesti e fortunatamente molto discreti. Si erano costruiti una reputazione impeccabile, tanti conoscenti, quelli che contano, pochi amici, quelli utili.
Ora vivevano nel lusso, se lo potevano permettere, ma niente di troppo appariscente. Lei possedeva bei gioielli ma i più erano custoditi nella cassetta di sicurezza in banca, ogni tanto andava a guardarseli e li sfoggiava solo in occasioni particolarissime, quando sapeva per certo che non c’erano giornalisti nei paraggi.
Il loro lusso era nella bella casa, nei quadri appesi alle pareti, di artisti non troppo famosi, ma di valore, negli abiti di marca o di sartoria sia per lei che per lui. Solo nelle vacanze si lasciavano andare a viaggi che pochi potevano permettersi.
Lui aveva un bell’ufficio di consulenza in un palazzo del centro, ma non troppo in vista. Ingresso discreto, senza portiere, perché si sa i portieri sono sempre dei gran ficcanaso.
Che consulenze facesse lo sapeva solo lui, lei e i pochi e scelti clienti che arrivavano dopo una selezione severa. Niente di palesemente illegale, ci tenevano troppo a non mettere a rischio la loro reputazione, ma affari al limite della legalità, compravendita di titoli e immobili, e soprattutto facevano da tramite con chi voleva essere messo in contatto con persone che era difficile incontrare. Poi facessero quello che volevano, non era più affar loro. Difendevano strenuamente la privacy dei loro clienti. Nell’ufficio non c’era uno schedario, non un indirizzario, e la posta rigorosamente cartacea veniva distrutta una volta letta. La segretaria era una vecchia signora, che pensava ai fatti suoi e rispondeva al telefono immancabilmente con un: Pronto? e chiudeva con un: Riferirò che ha chiamato. Ma le telefonate non erano poi molte, i contatti si tenevano in altro modo.
Si, per mantenere le apparenze c’era qualche progetto da seguire, ma tutta roba super pulita e legale, di basso profilo. La finanza non avrebbe trovato un bel niente nel loro ufficio.
Erano la tipica coppia che apparentemente apparteneva alla borghesia agiata, ma la realtà era tutt’altra cosa. E sì, è vero a volte le apparenze ingannano, ma a lei cosa importava.le bastava essere chi voleva apparire.
Fino a che, un giorno…

“È un fatto importante, ancorché comunemente noto, che le apparenze molto spesso ingannano” Incipit di Guida galattica per gli autostoppisti di Douglas Adams.
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