In aria solo il rumore dei miei passi


Fino a qualche tempo fa, ero convinta di poter volare, cioè, non proprio volare, ma levitare, camminare a 10 centimetri dal pavimento e scivolare silenziosamente da un luogo all’altro.
Non so perché ne fossi certa, ma la sensazione che provavo a volte era talmente forte che riuscivo a immedesimarmi nei piccoli voli da una stanza all’altra. Sollevarmi da terra era un piacere, mi sentivo leggera, e anche se il mio sollevarmi era di pochi centimetri la sensazione che mi dava, rimanere appena sopra al pavimento, era indescrivibile. E anche adesso non riesco a descriverla del tutto.
Pensate a una piuma, qualcosa che con un alito di vento volteggia a pochi centimetri dal suolo, un soffio, la tiene sollevata, e appena tocca terra, un altro soffio la risolleva.
Quando levitavo, ero felice, anche se gli altri, quelli che mi stavano intorno sembravano non accorgersene, era una sensazione tutta mia, stavo in aria e il rumore dei miei passi era un fruscio, nessun suono forte, nessun ticchettio, niente che potesse rivelare che mi spostavo da un punto all’altro.
Normalmente questo mi succedeva al mattino appena sveglia, mettevo le gambe giù dal letto e invece di indossare le pantofole ecco che la punta dell’alluce spingeva appena ed io ero in aria. Qualche volta mi succedeva anche nel pomeriggio mentre riposavo in poltrona, Se mi capitava di avere sete, ecco che il mio corpo levitava verso al cucina per versarsi un bicchiere d’acqua, poi tornava leggermente e silenziosamente in poltrona a riposare.
Non che ne avessi bisogno, di riposare dico, ma era come se io volessi rimanere in un mondo leggero e senza affanni.
Levitare era il modo di dimostrare che il mio corpo diceva a me stessa che ero libera, nessun vincolo mi tratteneva e se avessi voluto avrei potuto alzarmi anche di più come un palloncino nell’aria tiepida.
Nessuno veniva a disturbarmi, nessuno veniva a dirmi che quello che facevo era impossibile, lo facevo e basta, e proprio per ché lo facevo era possibile.
Alzarmi da terra, camminare nell’aria era un esercizio di libertà che potevo permettermi.
Poi i miei voli sono diventati sempre più rari e la forza di gravità mi tiene inchiodata a terra.
Vorrei di nuovo volare, ma non mi riesce più, forse gli anni hanno consumato la leggerezza della fanciullezza, e le fantasia è diventata un bene prezioso da custodire in altro modo.
Strano però, mentre scrivevo ho sentito di nuovo quel formicolio che percorreva il mio corpo e mi liberava dalle zavorre della realtà. È stato bello, per un momento sognare.


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