
Stamattina pensavo a quale sia stato il mio oggetto del cuore che ora non uso più. tutto è derivato dalla prefazione del libro di Mantellini: Dieci splendidi oggetti morti in cui nella prefazione si legge del fazzoletto di Herta Muller, oggetto che le è stato accanto fin dalla adolescenza e che è diventato simbolo di libertà e di emancipazione. Il mio oggetto invece quale è stato? Ho passato in rassegna oggetti che non uso più travolti dalla tecnologia che avanza inesorabile e ho trovato il mio oggetto simbolo nelle agende che fino a pochi anni fa avevo sempre con me in borsa.Oggi non le compro più, ma le mie agende sono tutte allineate nella mia libreria e memoria di un passato che probabilmente non ritroverei nelle agende elettroniche e nel telefonino.Sulle agende non solo ci scrivevo le cose da fare, ma anche le spese che facevo, qualche appunto, sprazzi di vita che ora, sfogliandole, ritornano vivissimi.Ho smesso di comperare l’agenda nel 2016, l’ultima è del 2015 ed è quasi vuota, segno che ultimamente era solo un pro forma tenerla in borsa.Dopo le agende delle banche ero passata a quelle della Quo Vadis, funzionali, con una pagina settimanale che mi davano una visione d’insieme delle cose che dovevo fare.L’agenda, se anche prima era quasi un diario sui generis, poi era diventata quasi uno status-simbol da esibire quando si doveva prendere un appuntamento: “un attimo, guardo in agenda”… dove tenevo conto dei compleanni delle persone care, e anche, non ho mai smesso, delle spese che facevo.Devo essere grata alle mie vecchie agende che non ho mai buttato, in ogni momento posso attingere da loro pezzetti della mia storia, ricompaiono persone dimenticate, attività che facevo e che ora non faccio più, appuntamenti con persone che forse non esistono più.Oggi è tutto dentro al mio smartphone e, se ci penso, mi chiedo dove andranno a finire gli ultimi anni della mia vita, chi li potrà recuperare, chi potrà leggere i segni elettronici che ho lasciato. L’agenda, sicuramente è l’agenda, il mio personale oggetto morto.