
Lei era costantemente, immancabilmente, fuori dal cerchio, voleva starci dentro, oh, quanto avrebbe voluto, ma puntualmente ne era fuori.
Un cerchio invisibile a tutti e visibile solo a Lei.
Un cerchio che ogni volta variava la sua dimensione, la sua consistenza, la sua forma. A volte era un cerchio poligonale, con tanti spigoli che nascondono insidie e che raccolgono polvere.
Il cerchio, per quanto andasse intorno a cercare, era senza porte, senza aperture; o perlomeno Lei non riusciva a vederle, e anche se le avesse viste non non riusciva a girare la maniglia per entrare.
Come quella volta che aveva passato il ferragosto nella casa in montagna di sua sorella Anita.
Festa festaiola è il ferragosto, una ricorrenza in cui bisogna divertirsi per forza, come il Natale che bisogna passarlo con la famiglia e la Pasqua con la gita fuori porta!
Ma torniamo al ferragosto… per sua sorella quel giorno si chiama festa della grigliata da passare rigorosamente in compagnia di tante, ma tante, persone che Anita conosce benissimo, ma che per Lei sono perfetti sconosciuti.
Lei conosce solo la sorella, che ogni tanto, in queste feste collettive le rivolge la parola, e il cognato, impegnato a bruciacchiare carne sulla griglia e a tracannare vino rosso con gli amici. Troppo occupato per tenerla in considerazione.
La griglia è degli uomini, le chiacchiere delle donne. Anche se pure gli uomini non scherzano a chiacchiere! Soprattutto di sport/calcio, di montagna, di sport/ruzzola.
Ok, sto divagando, è ferragosto, tutti e tre se ne vanno verso l’appuntamento mangereccio. In effetti lui è già andato, perché altrimenti la griglia non è pronta all’ora convenuta, La sorella va con la propria macchina carica di insalate e torte (salate e dolci), Lei ottiene di usare la sua macchina. Sa che sarà una via di fuga indispensabile se a un certo punto la depressione si farà intollerabile.
Eccolo lì, il cerchio!
Donne e uomini assolutamente estranei che ridono e scherzano tra loro in un modo per Lei incomprensibile, li sente lontani; ogni tanto una voce esce dal cerchio e la saluta, dicendo: «Ah! tu sei la sorella dell’Anita?»
Già, Lei è la sorella di… la cognata di… l’amica di… e così via. Si sente assolutamente invisibile, come se un muro di vetro la dividesse da tutta quell’allegria e alcolica.
Ci prova, ci prova a entrare nel cerchio, cerca di attirare l’attenzione con commenti entusiasti sulla bontà del cibo, sulla fortuna di una bella giornata, sul caldo afoso (e… si siamo in agosto!) e intanto si chiede che altro potrebbe dire a quelle donne e uomini che non solo non conosce, ma di cui non sa assolutamente niente.
Chi sono? cosa fanno? Che interessi hanno? Le sembra di capire dalle loro parole che il focus principale delle conversazioni è la famiglia, i figli, qualche accenno a lavori di casa, la preoccupazione per ladri ed extracomunitari, accumunati in un’unico calderone. Tenta qualche debole difesa, ma è subito zittita: «Tu non sai come riescono ad avere tutti i vantaggi a discapito nostro. Vengono qui e si approfittano delle nostre assistenze, All’asilo prendono solo i loro figli e non c’è posto per i nostri. non pagano i ticket…» e via così..
Inutile replicare.
Una coraggiosa esce dal coro, prova ad aprire uno spiraglio e chiede: «E tu che che cosa fai?»
Domanda difficile, come fa a dirle che è fuori dal cerchio, che fa tante cose tutte diverse da quelle che fanno loro, forse incomprensibili per chi ha una vita tranquilla incanalata in un fiume calmo.
Allora chiude lo spiraglio che si era appena aperto e dice: «Sono in pensione!»
«Beata te che sei già in pensione, io chissà quando ci andrò…» e il discorso finisce lì.
Non le resta che rosicchiare un osso di rosticciana, cotta bene deve ammettere, masticare un po’ di insalata, addentare una fetta di una qualsiasi torta, salata e dolce e poi, appena può prendere la tangente, con una scusa scappare dal cerchio che rimane beatamente chiuso e correre alla macchina.
Via, verso casa. Un libro, le parole crociate, il Sudoku sono meglio che restare fuori dal cerchio chiuso della comunità montana. Almeno lì è dentro un altro cerchio, il suo cerchio. Piccolo, ma confortevole, e solo suo.
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