Caro, ti scrivo per dirti grazie, forse ti stupirai, o forse no, visto il tuo incommensurabile egocentrismo, ma oggi ho sentito, anche se un po’ sollecitato, il desiderio di scriverti proprio per dirti grazie.
Non credo che tu riesca a capire che regalo mi hai fatto quando hai rifiutato di ascoltarmi, la tua mancanza di empatia ha, lo confesso, dopo un po’ di tempo, scatenato in me il fortissimo desiderio di reagire, di dimostrare, non a te, ma a me stessa che io ero meglio di te!
Io so ascoltare, tu no!
Io so accogliere, tu no!
Io so essere umile, tu no!
Io so perdonare, tu no!
Ho capito, come dicevo… forse ci ho messo un po’ ma le rivelazioni non arrivano sempre così di botto, che mi stavi facendo inconsapevolmente il più grande regalo, forse più grande di ciò che mi avevi insegnato in tanti anni, anche perché i tuoi insegnamenti li ho pagati con denaro, tempo e impegno. Invece questo me lo facevi gratuitamente e senza quasi accorgertene, pieno di supponenza e di alterigia.
Ecco, l’ho detto all’inizio e lo ripeto, grazie di avermi fatto crescere, avermi fatto uscire da una sudditanza che mi pareva necessaria e invece non lo era. Grazie di avermi fatto capire che io c’ero, che io contavo qualcosa oltre il tuo cerchio magico.
Grazie, di avermi fatto capire quanto piccolo tu sia, nonostante l’aureola di santità di cui ti fregi.
Grazie e ancora grazie, non più tua…