Stamattina devo essere impazzita, perché prima delle sette sono uscita con la scusa di andare a prendere acqua al fontanello – devo sempre avere qualcosa da fare per uscire – ho fatto il giro largo, ho camminato un po’ di più per allungare il brodo – la strada – e poi per premiarmi sono andata a fare colazione al bar.
Uscire mi è servito per capire alcune cose, la prima è che – come dicevo prima – se non ho uno scopo non esco, oggi quello di andare a prendere acqua al fontanello, evidentemente una scusa, ma che mi serve come motivazione. 

Devo pensare a questa cosa: non riesco a uscire tanto per fare una passeggiata, gironzolare senza scopo, semplicemente camminare, andare, mettere un piede dopo l’altro. In un certo senso ammiro che va a farsi una passeggiata così, tanto per fare, oppure va a farsi un giro per negozi in centro, chi si dedica alla flânerie: l’arte di andare a zonzo. Il flâneur è bene definito dalla frase: “uno che porta al guinzaglio delle tartarughe lungo le vie di Parigi“. Non ho trovato chi ha detto queste parole, ma sempre di più mi convinco che io non sono una flâneuse.
La seconda è che il mio senso dell’equilibrio ancora fa acqua. acqua che mi scorre dentro le orecchie – acufeni marini? -, ma, soprattutto, che non posso fare gesti bruschi con la testa; se voglio guardare qualcosa, osservare qualcosa che attira la mia attenzione, devo fermarmi, e poi girare la testa, perché se lo faccio camminando mi prendono improvvisi giramenti, oltre che di testa “di scatole”!

Così è, devo farci i conti e, forse, è proprio questo che mi trattiene dal camminare. Mi sento sicura solo in un ambiente conosciuto e dove non ci sono ostacoli. Ora come ora, non mi sentirei tranquilla a camminare su un sentiero, o anche semplicemente su una strada con il fondo disconnesso. Passerà? Lo spero, ma se non passa, pazienza, mi adatterò, è tanto bello anche stare a casa mia.