Niente come il Festival di Sanremo mi da la misura della mia età. Se nella vita di tutti i giorni, mi difendo abbastanza bene, padroneggio le tecnologie e riesco a capire di che cos si parla in quasi tutte le conversazioni, quando si comincia a ragionare di canzoni e cantanti mi trovo proiettata in un mondo sconosciuto.
L’altra sera mi sono messa con impegno a guardare una delle serate canore di cui sembra che tutti parlino, ma mi sono sentita come un esploratore davanti e isole mai viste. Cominciamo dai cantanti, ragazzi e ragazze dai nomi strani, lingue ignote, ritmi tribali, segnati da tatuaggi più o meno estesi, abbigliati in fogge strane. Mentre li guardavo mi chiedevo chi fossero da quali mondi alieni fossero usciti e dove ero io mentre crescevano e prosperavano.
Vero è che non ho mai amato tantissimo il mondo delle canzonette -si dice ancora così?- alla radio preferisco programmi parlati, che abbiamo un certo “spessore culturale”, in Tv amo i serial, i gialli mente rifuggo quelli che si chiamano “talent”. Scopro che molti degli alieni sul palco sono proprio usciti dai “talent”. Ma mi chiedo dove sta il talento.
Insomma capisco che sono vecchia, anziana, via, non devo buttarmi proprio giù! E le serate successive cambio canale, Sono tra la minoranza che Sanremo non l’ha proprio visto o che ha solo sfiorato la grande fiera musicale. So che il martellamento durerà ancora a lungo anche nei telegiornali e nei programmi di intrattenimento – che peraltro guardo poco- prima o poi qualcosa arriverà pure a me signora attempata del secolo scorso.