
Nei giorni scorsi mi sono vista la maratona delle sei puntate di “Esterno notte” il film/serie? di Marco Bellocchio. Per chi non lo sapesse è la narrazione dei 55 giorni in cui è durato il sequestro Moro nel 1978, precisamente dal 16 marzo al 9 maggio.
È un racconto suddiviso in sei episodi e ogni episodio è raccontato da un punto di vista diverso; da uno dei protagonisti della tragica vicenda.
Nel ’78 avevo 31 anni, un figlio di 4 ed ero in piena crisi matrimoniale. Della vicenda Moro non ricordo quasi nulla se non che quando lo ritrovarono in via Fani che ci fu una specie di insurrezione popolare con scioperi, o forse mi sbaglio?
Forse il mio ricordo è influenzato da fattori personali, all’epoca del rapimento Moro non me ne “poteva fregar de meno”, quindi è un avvenimento che solo in seguito, molti anni dopo, mi ha incuriosito e mi ha portato a domandarmi dove fossi io e che in che cosa poteva avere influito una storia del genere nella mia vita.
Perché anche se si è dentro a tragedie familiari e personali, ciò che succede intorno a noi influisce, e come se influisce, anche se non ce ne rendiamo conto.
Il film di Bellocchio, ha riportato davanti ai miei occhi, e alla mia attenzione, personaggi che facevano parte della politica italiana del tempo, rivedere, perfettamente somiglianti grazie a un trucco magistrale, quelli che reggevano le fila delle sorti dell’Italia e che poi ne hanno decretato il destino per molti anni mi ha profondamente turbato. Il ruolo che ognuno ha avuto all’interno della vicenda è riportato credo fedelmente. Lo sguardo di Bellocchio, è critico, ma non stravolge la storia che è narrata con dovizia di particolari.
Unica licenza poetica, se così si può chiamare, che spiazza lo spettatore è l’immaginare una fine diversa della vicenda, una fine che avrebbe potuto cambiare le sorti dl nostro paese se solo si fosse avverata.
Cambiare la storia.
È già il secondo film che cerca di farlo, ci ha provato Moretti con il suo “Il sol dell’avvenire” e ora Bellocchio mettendo i bocca a un redivivo Moro parole amare di delusione.
Già che cosa sarebbe successo se…
È questo il grande potere della fiction, la bacchetta magica che chi narra le storie può impugnare e con un “bibidi bobidi bu” annullare un incantesimo o produrne un altro.
Non sto a dire che il film fiume “esterno notte” è anche per me un capolavoro, lo hanno detto in tanti, per la costruzione della vicenda, per le interpretazioni degli attori e delle attrici, per la ricostruzione scenografica degli interne ed esterni, per la tensione che sa trasmettere… anche se si conosce la fine. Inutile spoilerare, la storia è storia.
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