Ernest Hemingway: Festa Mobile

Finalmente ho terminato “Festa mobile” e non ne potevo più. Capolavoro, scrittore sublime, ma ho realizzato che non mi piacciono i libri spezzettati, libri che danno al lettore la visione di piccole scene che si susseguono ma non hanno un filo narrativo. O meglio ce l’hanno ma non è visibile, non ci sono i classici personaggi, ma c’è una confusa ambientazione in cui i luoghi e le persone che li vivono sembra vi siano capitati quasi per caso.

Una scrittura asciutta e nello stesso tempo ricca, Hemingway va al sodo, ma ti lascia anche una immagine chiara e netta di quello che vuole dire. Non è mai esagerato, le sue descrizioni sono ben definite, nette, giudicanti a volte, non si tira indietro, la sua sicurezza è disarmante. 

Sa di essere un grande scrittore, del resto il libro è stato sistemato postumo quando ciò che viene raccontato è visto con l’occhio di ciò che è già accaduto, con l’occhio di chi sa di avere avuto riconoscimenti e premi, non ha paura di esporsi, perché la sua fama lo pone al di sopra di tutti.

Io che sono stata a Parigi molte volte e amo incondizionatamente la città, in questo libro ho ritrovato tanto delle atmosfere rarefatte che l’avvolgono. Lontano dalle luci della mondanità, i quartieri dove la gente ci vive sono proprio come li descrive Hemingway, dove i caffè hanno i tavolini fuori in cui ci si può sedere a tempo indeterminato.
Certo la vita bohémienne degli anni ’20 è molto diversa da quella di oggi, il fervore artistico e letterario ne faceva un faro che attirava artisti come la candela attira una falena, i salotti delle donne protettrici e ispiratrici, le biblioteche, i mecenati, chi aveva avuto successo si sentiva in dovere di aiutare chi ancora successo non aveva. Parigi, un terreno fertile per chi cerca ispirazione.

Tanti nomi sono citati in questo libro, una galleria di personaggi, alcuni descritti in modo benevolo e quasi subalterno, altri chiaramente disprezzati ed evitati. L’amore è poi dominante, un amore che non ha bisogno di tante parole, un amore giovane quello con la prima moglie a cui è chiaramente dedicato il libro. 

È anche un libro sulla scrittura, come si scrive, dove si cerca l’ispirazione, perché si scrive, per il piacere di scrivere dopo aver scritto per dovere come giornalista inviato all’estero.

È un libro in cui si sperimenta anche all’interno delle stesso testo la prima  la seconda persona alternate, in modo così magistrale che quasi non ce se ne accorge.

C’è il dolore per la perdita di manoscritti che non potranno essere ricostruiti, allora non c’erano ancora i computer che tutto conservano e tramandano.

C’è l’amore per la natura e la montagna, quando una discesa con gli sci, costava ore di salita faticosa, ma che trovava alla fine del pendio un rifugio accogliente e caldo.

Festa mobile dunque è un libro da leggere, anche se con fatica, si perché io ho fatto fatica, e non perché non apprezzassi la scrittura o lo stile, ma per come, l’ho accennato prima, per come è strutturato.

Si sente che è un libro messo insieme da chi voleva fare un ultimo e postumo omaggio a un grande della letteratura.

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  1. […] Festa Mobile di Ernst Hemingway un libro da leggere come classico, anche se è stato pubblicato dopo la morte dello scrittore e curato dagli eredi; […]

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