
Collezione Mincuzzi Nicoletti
Oggi nella newsLetter di UPAG è molto bella la descrizione – non mi piace dire spiegazione – della parola dolore; Prendendo come esempio il Manzoni si arriva a un dolore che pur essendo sofferenza è anche trasformazione e può – dico può – diventare bellezza.
Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. [….] Gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un’anima tutta consapevole e presente a sentirlo.
Alessandro Manzoni, I promessi sposi, Capitolo XXXIV
Anche io ho provato sulla mia pelle e nella mia anima il dolore e credo di esserne uscita rafforzata perché «non che il dolore sia bello in sé. Semmai la bellezza è svelata dal dolore, come l’oro dal fuoco», «Pathei mathos, dicevano già i Greci: la sapienza che viene dal dolore».
Quante volte ho incontrato persone che sono state toccate dal dolore e che invece di crollare sono riuscite a farne un momento di crescita… come se davvero il detto “tutto passa” si portasse dentro anche il fatto che nel momento in cui è passato si diventa anche più maturi, comprensivi e accoglienti anche per il dolore degli altri.