Se c’è una cosa che detesto è quella di essere impotente, di essere dipendente dalle circostanze e dagli altri. Vorrei sempre fare per conto mio, la mia libertà è diventata così necessaria che quando succede qualcosa che mi limita, divento insofferente.
In questi giorni in cui sono stata ricoverata in ospedale ho dovuto fare molto esercizio di pazienza e calmare il mio spirito ribelle. Detestare l’immobilità, fisica ed emotiva non serve a niente, ma non ne posso fare a meno.
L’abitudine all’indipendenza è una bella cosa fin che le cose filano lisce, ma quando succede qualcosa per cui si ha bisogno degli altri, di assistenza ecco che compare l’insofferenza e devo farmi forza per non essere rude e sgarbata nei confronti di chi vorrebbe aiutarmi. Lo so che lo fanno per me, ma aspettare, lasciarmi andare nelle mani di un’altra persona è difficile.
Ieri ho dovuto scusarmi, ho voluto scusarmi con chi si era offerto di venirmi a prendere per riportarmi a casa perché mi sono accorta che la mia impazienza, che si scontrava con il suo tempo e la sua disponibilità, stava per rovinare una amicizia. Rispondere: “Se non puoi venire prendo un taxi” è stato maleducato e scortese, Poteva avere conseguenze nei miei rapporti di amicizia. Per fortuna ho fatto marcia indietro in tempo ed ho messo da parte ogni velleità di indipendenza ed ho saputo attendere. È duro sapere che si ha bisogno degli altri con l’avanzare degli anni,
Lo detesto, ma non posso farci niente,