Oggi ho trovato su Doppio Zero un articolo che mi ha dato soddisfazione leggere e in cui mi ci sono ritrovata, Francesca Rigotti scrive dell’estate in un pezzo dal titolo “Cerco l’estate tutto l’anno” e per me che sono nata d’estate ha fatto ricordare tutto un mondo.
Qui l’articolo zeppo di citazioni di libri, canzoni e considerazioni anche filosofiche e poi qui di seguito quello che ho scritto io sull’estate quando il Circolo di scrittura autobiografica a distanza ha mandato quella sollecitazione. È già pubblicato su questo sito, ma vi risparmio la fatica di cercarlo!
ESTATE

Dopo una lunga attesa. La vita cambia
Ma cambia davvero?
O forse è solo un susseguissi di giorni un po’ più caldi, un po’ più vuoti?
Sono nata in estate, nel pieno dell’estate quando fa caldo, molto caldo! Immagino mia madre sudata e affaticata, a quei tempi non c’era l’aria condizionata, a casa di mia nonna – si perché sono nata in casa – nelle vampe afose della Bassa Pianura Padana, tra zanzare e vapori afrodisiaci di canapa che allora si coltivava ancora.
Ho sempre amato l’estate, meno se pensavo che alle feste del mio compleanno non c’era mai nessuno perché tutti già emigrati al mare, verso i lidi romagnoli che andavano, e vanno ancora, di moda.
Le mie estati da piccina, si dipanavano ancora di più nel laboratorio di mia nonna, bambina di città avevo molto tempo per giocare sotto il grande tavolo da lavoro. Quando sono andata ad abitare in periferia, l’estate erano giochi in cortile, una o due amichette a fare le mamme, far finta di cucinare foglie strappate ai rari cespugli. Vietatissimo superare la cancellata, tanto fuori non c’era nulla… oppure lunghe letture seduta sul balcone di cucina, quello in ombra, in compagnia di storie romantiche che mi piacciono ancora.
Villeggiatura? Erano 15 giorni al mare con papà, perché mamma lavorava alle poste e difficilmente aveva le ferie in agosto. Allora erano giorni sulla spiaggia dell’Adriatico sdraiata su un asciugamano a sbirciare i ragazzi con costumi che arrivavano alle ascelle e a sorvegliare la sorellina. Sapevo già nuotare, ma non amavo, e non amo tutt’ora, immergermi nell’acqua bassa e melmosa che bagna la Romagna. Ho scoperto il mare anni dopo quando mi sono ritrovata al sud, e allora è stato amore a prima vista. Galleggiare nell’acqua limpida soddisfa il mio bisogno di lasciarmi andare, l’acqua nelle orecchie attutisce tutti i rumori, il corpo non c’è più, fare il morto, annullarsi, dimenticarsi di esistere.
Estate oggi è vacanza, nel senso etimologico della parola, vacanza come vuoto, tempo da riempire con quello che desidero di più, silenzio, solitudine, pensieri e scrittura. Ho sfidato le persone che me lo chiedono dicendo: “Capiterà che vi dico che sono partita e invece me ne starò in casa con le finestre chiuse. Penserete che me ne sono andata davvero e invece io sarò lì nel vuoto della mia vacanza ideale.”
Estate, oggi il mio mondo è qui, in questa mini casa, affacciata su un giardino segreto, tra una palma e una strada, casa solitaria in cui il silenzio diventa rumore assordante. Adoro il silenzio dell’estate quando tutti scappano e io rimango qui. Ho installato l’aria condizionata e quindi anche il disagio di un caldo eccessivo è sollevato.
Estate, quando le giornate cominciano alle 5 la mattina e posso alzarmi con la luce che filtra tra le fessure delle persiane, aprire la finestra e ascoltare il rumore di fondo della città, un brontolio continuo che lascia strisce invisibili ma persistenti dentro l’orecchio. Poi appena la casa si è rinfrescata, chiudere la finestra e rientrare nell’acquario, pesce rosso senza branchie, galleggiare nei pensieri che si fanno sempre più densi.
Estate, leccare lentamente un gelato combattendo tra il desiderio di farlo durare più a lungo possibile e le leggi della fisica che trascinano verso il basso colature di crema e cioccolato.
Estate, lasciarsi prendere dalla noia rigeneratrice, farsi catturare da fantasie improbabili, sedersi in poltrona dopo pranzo e dormire lasciando aperta la porta ai sogni, svegliarsi con ancora l’amaro del caffè in bocca e chiedersi che ora è.
Estate, rincorrere in internet le puntate perdute dei telefilm, piangere vergognandosi, ridere inutilmente, tanto nessuno mi sente.
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