
Sottotitolo: La principessa internazionale.
Leggendo il titolo mi è venuto alla mente la frase manzoniana “Carneade, chi era costui”, frase che si potrebbe trasferire pari, pari alla signora che con cotanti nomi mi guarda in tralice dalla copertina del libro. Una donna ingioiellata ed elegante per la foggia del tempo in cui ha vissuto, il sorriso un po’ sprezzante come a dire: «Tu non sai chi sono io.»
E in effetti non lo sapevo fino a che non mi sono accinta a leggere la sua storia, documentata da Caterina Perrone con dovizia di particolari. Grande lavoro di ricerca deve essere stato fatto per far uscire la biografia di Marie Laetitia da documenti, lettere e testi ottocenteschi.
Ma in definitiva chi è costei? Una gran rompiballe, mi è venuto da pensare, poi mi sono balzati agli occhi alcune caratteristiche che probabilmente ne fanno una persona fragile e si sa, che le persone fragili a volte sono aggressive per difendere la propria vulnerabilità.
Donna sposata con Urbano Rattazzi, niente meno che Ministro del nuovo Regno d’Italia si trova catapultata a Firenze, dichiarata capitale, in mezzo a una schiera di cittadini imbestialiti dal fatto che nella loro belle e tranquilla città è stato portato il caos.
Sì è vero Firenze è stata da sempre meta di stranieri che venivano a bearsi dei paesaggi toscani e delle belle arti disseminate in chiese e piazze, ma una invasione come quella del trasferimento da Torino a Firenze della capitale proprio non se la aspettavano.
Chi viene da fuori, deve sempre fare i conti con l’accoglienza dei “nativi”, e diciamocelo fuori dai denti, i fiorentini non sono fra i popoli più accoglienti, un po’ di puzza sotto il naso ce l’hanno, specialmente se si trovano davanti una bella donna, un po’ spregiudicata e con cognomi altisonanti.
Nell’800 non c’erano i social, se ci fossero stati ne avremmo viste delle belle! Una donna che viene attaccata perché mostra un po’ di coscia da una donna che è la rappresentazione della rispettabilità. Emilia Peruzzi, la matrona con gli abiti abbottonati fino al collo, protettrice di artisti e letterati, titolare di un salotto molto frequentato: il salotto rosso in contrapposizione con il salotto azzurro di Marie Laetitia.
È una guerra, per fortuna a parole, come del resto succede oggi sui social, in cui le due donne si denigrano a vicenda. Peccato che Marie Laetitia sia un pochino più colta, i suoi interessi vanno oltre le feste e le mascherate, parla quattro lingue, scrive – molto, forse troppo – intrattiene corrispondenze con il gotha della letteratura europea. E prova a non farsi mettere i piedi in testa: pubblica un pamplet, in francese dal titolo “Bicheville” che per chi non sapesse tradurre significa “La città della cerbiatta”, ma temo in tono ironico!
Nel suo pamplet Marie Laetitia non solo si diverte a screditare la nobile cerchia fiorentina, ma provetta disegnatrice diffonde le caricature, non certo lusinghiere delle sua rivale e del marito.
Ecco perché è una rompipalle, perché non sa adeguarsi, non sa quale sia il limite, oppure sì, lo sa benissimo, ma se vuole uscire e farsi notare deve varcarlo quel limite impostato dal perbenismo e dalle buone maniere.
È lo scandalo, e scandalo nell’800 vuol proprio dire scandalo, sorrisetti, battutine, probabilmente maldicenze sussurrate dietro ventagli di seta.
Fino a che la capitale non viene spostata a Roma, e Firenze non ritorna la città provinciale che era.
Grazie Caterina di avermi fatto conoscere Marie Laetitia, a me non è sembrata per niente antipatica, e se è vero quello che scrivi, anche fortunata ad avere un marito indulgente che, non dico la assecondasse, il suo ruolo era troppo importante, ma che l’amava così com’era. Anche il Re però si divertiva delle uscite della giovane francese con un cognome così altisonante.
Un libretto snello che si legge con piacere percorrendo la vita di una donna decisamente fuori dalle righe, un lavoro preciso di documentazione, anche se ho sentito a volte la mano gentile dell’autrice in alcuni passaggi. Non tutto si può sapere, non tutto si può ricostruire.
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