Sono abbonata ad “una parola al giorno” e quindi ogni mattina mi arriva diretta nella posta una parola con il suo significato: quella di oggi era “capitombolo”. Le parole mi affascinano, dentro ogni parola riesco a vedere il mondo che ci sta intorno, anche se purtroppo non sempre riesco a fermarmi a riflettere su ciò che mi si presenta. Ma stamattina quando ho letto “capitombolo” mi si sono riversate addosso un mare di sensazioni e di ricordi,

Ne ho fatti di capitomboli nella mia vita, cadute che hanno avuto anche serie conseguenze, sempre però mi sono rialzata, e sono riuscita quasi a riderci sù, come dovrebbe essere quando in modo buffo -per chi guarda, non certo per chi cade- si finisce col culo per terra.

Istintivamente viene da ridere quando vediamo una persona cadere, chi non l’ha fatto? Poi magari ci preoccupiamo, soccorriamo, aiutiamo, e corriamo a vedere che il malcapitato non si sia fatto troppo male. Quando ho fatto un capitombolo, non mi sono quasi mai accorta che stavo cadendo, succedeva, accadeva ed io mi trovavo per terra, dolorante e incredula.

Ma adesso sento che sto per fare un capitombolo, è come se vedessi al rallentatore, in una specie di slow-motion quello che tra poco succederà. Sono ancora in piedi, sì, cammino ancora su terreno solido, ma è come se sentissi che fra non molto potrei cadere ed ho bisogno di prepararmi, di sistemare la mani per proteggermi, di tenermi pronta sulle gambe per non rompermi , anche se so che qualcosa dentro di me si romperà, dovrò solo scoprire cosa.

Venerdì scorso mi hanno detto che ho un tumore alla gola, ecco il mio capitombolo! Nessun sintomo, nessun dolore, nessun fastidio, solo una piccola pallina sul collo che mi ah fatto insospettire. Analisi, esami medici, veloci, presi a breve distanza uno dall’altro, per questo devo ringraziare l’efficienza del sistema sanitario toscano.

Sto cadendo? Il mio capitombolo è iniziato? Certo però non c’è niente da ridere.