
E così la sbornia delle Olimpiadi è terminata, mi sono risvegliata dal loop che mi faceva cercare risultati, informazioni sui vincitori e anche sui perdenti, perché anche quelli hanno belle storie da raccontare anche se meno fortunate.
L’Italia ha finito in gloria, con un’ultima medaglia che sancisce un record. Ogni giorno abbiamo vinto medaglie non c’è stato tramonto che non ci abbia visto con qualche metallo al collo. 40, dico quaranta, medaglie che sono state guadagnate da ragazzi e ragazze che hanno fatto onore allo sport italiano. Ragazzi e ragazze di tutte le etnie, perché ormai, non nascondiamoci dietro a un dito siamo un paese multietnico, abbiamo “Figli di Enea” che arrivano da ogni parte del mondo, lo ha detto il presidente del Coni. Tra i nostri atleti e atlete sono ormai rappresentati i 5 continenti. Abbiamo sentito per 10 volte risuonare l’inno di Mameli ad onore di uomini e donne che hanno superato tutto e tutti.
L’ultima medaglia, di bronzo, è stata conquistata dalle 5 ragazze della ginnastica ritmica, coordinazione perfetta, ritmo, leggerezza. Facevano roteare e lanciare, afferrare e passarsi gli attrezzi così velocemente che non si riusciva a seguirli con gli occhi. Esercizi che solo al rallentatore possono essere apprezzati da chi non ci capisce niente come me. Salti, spaccate, frutto di un esercizio costante e implacabilmente duro.
Ecco i loro nomi: Martina (Centofanti), Agnese (Duranti), Alessia (Maurelli), Daniela (Mogurean di origine moldava,) Martina (Santandrea).

E poi come ho detto è finito tutto, con una cerimonia di spegnimento del braciere e l’arrivederci a Parigi fra tre anni, perché si ritorna -speriamo- con le date giuste. Tutti gli atleti dentro lo stadio alla rinfusa, perché dopo due settimane si sono -si spera- create amicizie, magari anche amori. Non sarebbero i primi, già coppie famose si sono formate durante i giochi.
Fra tre anni saremo a Parigi, speriamo con una vittoria che aspettiamo tutti, quella sul Covid!
Intanto a fine agosto ci aspettano le Paraolimpiadi e allora sarà un’altra scorpacciata di medaglie?
Ho vissuto queste due settimana nel mondo dello sport, sono ripiombata delle palestre piscine, campi di atletica e sono riemersi tanti ricordi, di quando accompagnavo alunni e alunne della Cavalcanti alle gare. Campionati studenteschi, Giochi delle Gioventù, niente di straordinario, ma quante emozioni! Qualcuno di loro magati ha anche proseguito alle superiori, chissà! Se sì spero che si ricordino quella professoressa che era sempre dalla loro parte, che li incitava e li spronava, li difendeva perché fare sport non vuol dire trascurare gli studi. È passato tanto tempo, ma quando capita che qualcuno mi avvicina e mi dice: si ricorda di me? io mi sento orgogliosa di avere fatto la prof e avere contribuita anche solo un pochino alla loro crescita. E ora mi fermo sennò mi commuovo.