
Così anche le Paralimpiadi sono finite, tutto ha una fine, ma il ricordo dei giorni passati ad ammirare le prodezze dei nostri e altrui atleti e atlete rimarrà nel ricordo e spero anche nelle azioni future. che queste giornate non siano state solo ammirare chi era in grado di rincorrere record -anche con una gamba sola- ma che abbiano anche aperto le menti e i cuori ad un mondo che non deve essere più relegato e dimenticato in corsie d’ospedale o letti di dolore.
Quello che abbiamo visto e di cui abbiamo preso consapevolezza è che oltre alla disabilità c’è stata anche molta abilità, mi sono resa conto, io ma spero anche altri, che in fondo siamo tutti un po’ disabili. Il mio fiatone a fare le scale, la mia impossibilità a correre per prendere l’autobus è qualcosa che prima sapevo fare e ora non so fare più, ho bisogno del braccio di qualcuno per percorrere una strada impervia perché il mio equilibrio non è più quello di una volta, e come me tanti altri, allora… onore e rispetto per chi ha avuto il coraggio di mostrare col sorriso le proprie abilità al di sopra della disabilità.
Oggi ho sentito la frase “La diversità illumina il mondo”,è proprio vero e fino a che ci sarà luce, non calerà il buio dell’ignoranza e della discriminazione.

Non dimentichiamoci di queste giornate, noi piccoli uomini e donne che dal divano abbiamo gioito e ci siamo commossi. Non dimentichiamo.
Oggi come immagini lascio la visione dall’alto dello stadio con la scritta Tokyo 2020 e le immagini di due momenti che mi hanno molto colpito; l’inno della Marsigliese “cantato” con la lingua dei segni all’interno del Louvre, davanti alla Vittoria Alata, e il video del meraviglioso insieme coreografico della scuola di danza urbana Studio Attitude di Bordeaux guidata dal coreografo Sadeck Berrabah.
Se Parigi si presenta così siamo sulla buona strada.
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