“Qualcosa di molto serio” di Antonella Cipriani


Dopo aver letto “Cronaca di un naufragio” ecco che ho tra le mani il secondo libro di Antonella, me lo ha dato in omaggio lei stessa e si tratta di una serie di racconti di vario genere che ha raccolto sulla scia dell’entusiasmo della pubblicazione del primo libro.

Antonella scrive molto bene, ha uno stile accurato e preciso, sa sempre scegliere le parole da usare e riesce a portare il lettore dentro la storia che sta raccontando con facilità, lo so perché ha frequentato con me l’ultimo laboratorio e so quanto tenga alla sua prosa che cesella e lima fino a che non è convinta che quella è la forma migliore.

Ma i racconti che formano la raccolta non mi convincono del tutto, non mi danno l’immagine di Antonella, anche se nella prima pagina ci comunica che ciò che scrive è frutto di fantasia, pur mediata dalla propria realtà, mi aspettavo di sentirci lei, con tutta la sua umanità, la sua empatia, il suo essere donna di cura.

Spesso ho trovato i suoi racconti incompleti, come sospesi, come se Antonella non volesse chiuderli di proposito e li lasciasse alla mercé del lettore. “Fanne quel che vuoi, decidi tu come deve finire… Interpreta come vuoi”.

Sarà questo che mi dà la sensazione di non finito? Non so, forse è una mia richiesta inconscia, mi piacciono le storie che seguono un arco temporale e che alla fine approdano a una conclusione senza lasciarmi con la sgradevole sensazione di cliffhanger che, anche nelle serie TV, mi fa correre a vedere la puntata successiva. Cosa succede dopo? Non mi lasciare sospesa! È vero che un racconto non è un romanzo e il finale può anche essere lasciato aperto, ma deve essere memorabile.

Nel racconto “Chat” riuscirà Claudio a incontrare al sua bella? In “Non c’è proprio nessuno” che cosa è successo? Perché non c’è proprio nessuno?

In altri racconti più che una storia ci sono bozzetti di personaggi che potrebbero agire in una storia che non c’è. “Capisci tutto tu” e “Aspettando Natale” sembrano gli appunti per qualcosa che deve venire ed è lasciato all’immaginazione di chi legge. 

Antonella non cerca la storia, lo dice lei stessa nella bandella di copertina, aspetta che sia la storia stessa a uscire dalla sua scrittura, a essere liberata, ma a volte non basta. E soprattutto non basta la sua bella scrittura, la cura delle parole che sanno far scorrere il testo come un orologio di precisione. La scrittura di Antonella mi piace quando la sento nel racconto, camuffato, ma partecipato, mi piace quando ci sento quel pizzico di autobiografismo che la rende sincera ed empatica.

Ora che ci penso tutto il libro riflette il titolo; ‘Qualcosa di molto serio’, non è solo il titolo del primo racconto ma il modo in cui Antonella affronta la scrittura, a volte non è solo ‘molto serio’, ma diventa ‘troppo serio’.


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