
Libera interpretazione di una sequenza del film “Paris Texas” realizzata durante il corso Mimesis.
Il telefono bianco sulla mensola aspetta solo che venga alzata la cornetta. La mano dell’uomo la solleva e con lentezza si siede sulla sedia girevole. Oscilla per qualche momento a destra e sinistra. È solo nella stanza buia, soltanto una lampada puntata verso il basso rischiara fiocamente un cerchio in cui la figura dell’uomo risalta in controluce.
L’uomo è rivolto verso una finestra illuminata, che finestra non è, solo spazio, buco di luce in attesa. Di là dal vetro una stanza improbabile, cucina senza cibo, tavolo senza sedie, una lavagna appesa al muro di fronte per registrare appunti senza scadenza. Tendine azzurre a quadretti appese a proteggere finestre senza strada,
Una porta in fondo si apre, una donna entra. È giovane, quasi elegante nel suo abitino scuro, capelli biondi divisi al centro in due bande che cadono ai lati del volto. Volto fresco, occhi dolci e un po’ languidi, una sorta di noia si legge nella sua espressione, come se conoscesse il copione dei minuti che seguiranno.
Guarda verso la parete che ha di fronte, uno specchio la riflette, non sa chi ci sia oltre, al contrario di Alice non può oltrepassarlo.
Ma sa, sa che qualcuno la guarda, qualcuno che ha già alzato la cornetta, qualcuno che di là, dove? la aspetta e la vede così come è fatta.
L’uomo la guarda, in silenzio, ancora nessuna parola è passata attraverso il filo bianco arrotolato a spirale. Una molla che può avvicinare o allontanare, elastico involontario, materia inanimata che unisce e divide.
La donna accenna con la mano il movimento di scostare la spallina del vestito,
Aspetta, non ancora. Prima voglio parlare con te.
Lei sorride, è un copione che conosce, uomini che difesi dal buio si scoprono nei loro segreti. Sa ascoltare, ha pazienza, l’ha imparata giorno dopo giorno davanti al vetro che la protegge e la svela.
L’uomo si gira, ha guardato abbastanza, ha riconosciuto nei tratti di lei antichi ricordi. Ora può rientrare nel buio, lasciare che solo le parole transitino sul filo. Gli occhi hanno visto abbastanza, non è lì per un corpo di donna.
Posso raccontarti una storia… hai tempo?
Un sorriso e un accenno con la testa è la risposta, lei sa che il tempo è l’ultimo dei suoi problemi. il tempo è solo uno spazio sospeso tra l’entrare e l’uscire dalla porta in fondo.
C’era una volta… ma non è una fiaba, è una storia vera… un uomo e una donna…
L’uomo racconta di amore e di gelosia, di fughe e ritorni, di sogni e realtà, di case mobili e di strade, di vita a due e anche di vita a tre quando un bambino compare nel mondo.
L’uomo racconta, le spalle alla luce, solo così riesce a vedere la storia che narra, solo così le parole possono uscire dalla sua bocca, solo così trova il coraggio di narrare.
La donna ascolta, la voce la invade a poco a poco, il tono sommesso, pacato la attrae. Non sa che nuvole grigie si addensano all’orizzonte, ascolta, le parole risuonano, rievocano, il copione non è quello che si aspetta, è confusa, si appoggia alla tavola, di profilo allo specchio, si guarda. Chi è la figura che vede.
Sente che la voce la porta lontano, come se la prendesse per mano e la conducesse all’indietro. Le nuvole grigie diventano nere, grevi di pioggia, pioggia salata che trabocca dai suoi occhi. Piange. Ancora non capisce perché, l’acqua in cui ha galleggiato finora e l’ha tenuta sospesa, diventa melma, sente che qualcosa la tira giù dove non vuole tornare. Per questo piange, piange sulla sua vita sprecata, sulla sua vita sciupata da…
L’uomo parla e lei si rivede non solo nello specchio che la riflette. La storia è la sua, una storia di un’altra vita, ma pur sempre la sua.
Chi è dietro il vetro, che la chiama. Come Alice vorrebbe entrare nello specchio per vedere colui che la racconta.
Spegni la luce, fai buio. – L’uomo dice – spegni la luce se vuoi vedermi.
La piccola cucina improbabile e senza scopo si abbuia e come una Sindone appare sul vetro un volto. La donna guarda l’ombra e riconosce il suo passato, le sue mani sfiorano il vetro, poi vi si appoggiano con forza quasi a penetrare la materia.
L’uomo fa correre sul filo la domanda più difficile
Vuoi vedere tuo figlio?
Non c’è risposta, le luci si accendono. Pausa caffè…
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