Alba novembrina


Si sveglia, si stira, si allunga; il gatto, disturbato, le morde i piedi, poi con un balzo le indica la strada scendendo dal letto. Mette i piedi per terra, il pavimento è freddo, un brivido subito frenato dal caldo della vestaglia di flanella e dalle pantofole. Quelle della Birkenstock che usa in inverno. Già l’inverno. Non siamo ancora in inverno ma tutto lo ricorda. Pioggia sottile lungo i vetri, ieri sera si è dimenticata di abbassare le tapparelle. Guarda fuori, sono appena le sette, l’ora solare ha fatto allungare la sera e anticipare un po’ l’alba.

Pensa che è fortunata a non avere impegni per oggi: il cielo non invita ad uscire, grigio, uniforme, caliginoso. Il cipresso del giardino si staglia come un dito, sembra voler bucare le nuvole, ma oggi è una impresa impossibile: cumuli compatti come una trapunta impediscono al sole di passare.

Pensa alla giornata che l’aspetta, gesti normali, consueti, nel susseguirsi delle ore: dar da mangiare al gatto, colazione, poi libero sfogo ai pensieri, scrittura gettata sulla pagina bianca del computer per lasciar andare ogni tensione nel silenzio ovattato della casa.

Posa la tazzina del caffè nell’acquaio. Un rito quello del caffè a cui non rinuncia; appena alzata le fornisce quel po’ di amaro che le fa apprezzare di più la dolcezza di un biscotto. 

Guarda di nuovo fuori, il cielo è sempre grigio, ma il bip del cellulare le porta un messaggio: un pensiero, l’immagine di un mazzo di fiori, un augurio “Buongiorno!”. La giornata comincia bene. Digita velocemente “Buongiorno anche a voi”, e intanto pensa “Grazie di esserci, amiche mie. La giornata sarà più bella sapendo che ci siete”. 

Nessun cielo grigio può nascondere il sole che splende, lassù da qualche parte.

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