Alan Bennet: “La sovrana lettrice”


Sull’onda degli avvenimenti che stanno accadendo a Londra a seguito della morte della regna Elisabetta II mi è venuta voglia di leggere un agile libretto di Alan Bennet che mi sono ritrovata per caso nelle orecchie.

Si, perché il libro in questione l’ho ascoltato dalla voce di Paola Cortellesi con Audibile, a cui sono abbonata.
(Tra parentesi, gradevole la lettura della Cortellesi).

Avevo letto altre cose di Alan Bennet e mi aveva sempre divertito il suo modo ironico  irriverente di scrivere. Un autore un po’ surreale, che applica quell’umorismo inglese di cui sono stati maestri tanti autori come P.G. Wodehouse e Jerome K Jerome con i su indimenticabile  Tre uomini in barca (per non parlar del cane).

Alan Bennet è più sceneggiatore e attore che scrittore, ma nei suoi libri riesce sempre a darci quello sguardo obliquo tipico di una visione   non conformista degli avvenimenti.

Nel libro “La sovrana lettrice” Bennet immagina che la regina Elisabetta, annoiata dalle incombenze del suo ruolo scopra per caso nel cortile del Buchingam Palace – lato cucine, con la complicità involontaria dei suoi cani –  una biblioteca circolante. Incuriosita vi entra e quasi senza volerlo prende in prestito un libro.

A quel primo libro seguono altri prestiti, se ci si pensa assurdo dal momento che la regina è la proprietaria di una delle più grandi biblioteche del mondo, e piano, piano comincia ad appassionarsi alla lettura a cui si applica con la severità e l’impegno a cui dedica ogni cosa.

Chiaro che questa sua improvvisa passione e interesse diventano subito sospetti al suo entourage che si domanda a che cosa serva leggere dal momento che non ne ha bisogno. C’è chi legge per lei, e poi leggere estrania, isola, e c’è il rischio che venga distolta da quelli che sono i suoi impegni. 

Non è vero, la regina continua ad assolvere il suo dovere di sovrana, ma indubbiamente una delle caratteristiche della lettura è che isola, si legge da soli, e si è portati a estraniarsi dal mondo circostante.

Vero invece che la lettura diventa una reale compagnia durante i viaggi e gli spostamenti, tempi morti da trascorrere i auto o in aereo. Un libro accompagna la regina sempre con sempre maggiori sospetti, non solo di paggi e camerieri, ma del marito stesso che non capisce la necessità del leggere. 

Anche le domande di cortesia che rivolge agli ospiti invitati al suo cospetto non sono più le stesse – impersonali e di compiacente interesse – ma arrivano a essere personali e sempre più spesso si sente la regina domandare: “Che libro ha letto?” oppure “Le è piaciuto il tale o tal’altro autore?” Domande che mettono in imbarazzo gli ospiti non abituati a cotali interrogatori. 

Bennet nel suo libretto ci regala un ritratto di Elisabetta improbabile e inverosimile, ma estremamente plausibile. Sta tutto lì l’umorismo che circonda il personaggio, che ce lo fa vedere come potrebbe – forse – essere la sovrana se davvero leggesse.

Ma leggeva la regina?


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