Alessandro Barbero: “A che ora si mangia?”


Il titolo completo del libro è: “A che ora si mangia? Approssimazioni storico-linguistiche all’orario dei pasti (secoli XVIII – XXI)”

Ricordo che tempo fa, forse in seguito a un periodo in cui facevo una dieta dimagrante e il mangiare era diventato una mia ossessione, cominciai a interessarmi a quelle che erano le abitudini alimentari, quelli che erano gli orari dei pasti, oggi normalmente divisi tra colazione, pranzo e cena.

Mi sarebbe addirittura piaciuto proporre un laboratorio autobiografico su quello che implicava seguire e rispettare diversi orari , a volte diverse abitudini nel sedersi a tavola.

Poi tempo dopo ho scoperto questo libretto di Barbero che affronta storicamente quelle che sono le consuetudini dei vari paesi sugli orari dei pasti, ma non solo anche sul diverso approccio linguistico del nominarli.

A che ora si mangia? con un bel punto interrogativo in fondo si chiede cosa sia successo negli ultimi quattro secoli nelle abitudini dei popoli dell’Europa dove gli orari dei pasti “sono una costruzione culturale e cambiano non solo da un paese all’altro, ma da una classe sociale all’altra e anche da un’epoca all’altra”.

Sulla base di testi letterari, epistolari e scritti vari, Barbero ha constatato che: “L’orario settecentesco prevedeva sul continente una colazione al mattino appena svegli, che nella lingua internazionale delle classi elevate era chiamata déjeuner; un pranzo molto abbondante, o dîner, fra mezzogiorno e le due; una cena più leggera (souper) in serata.”

Poi succede che: “Come un treno che accumula ventiquattr’ore di ritardo finisce per essere di nuovo in orario, così gli orari dei pasti hanno subito uno slittamento così accentuato fra la Rivoluzione Francese e la Prima Guerra Mondiale da ricollocarsi, alla fine, sulle stesse posizioni. Ma è rimasta una differenza linguistica ad avvertirci che nel frattempo è successo qualcosa: in francese, oggi – almeno nel francese ufficiale, che poi è quello di Parigi –, il pasto di mezzogiorno è chiamato déjeuner, mentre dîner è riservato al pasto della sera.”

Naturalmente in questo influiscono anche le classi sociali, le informazioni che ricava Barbero dai testi letterari spesso si riferiscono alle classi alte, ai nobili e a chi non lavorava  tanto che “lo spostamento in avanti dell’ora del pranzo – in Inghilterra – è percepito fin dai primi anni dell’Ottocento come una moda, seguita innanzitutto dalla gente del bel mondo, e diventa oggetto di satira.” infatti “si pranza tardi perché ci si alza tardi”

In Francia invece “il ritardo nell’orario del pranzo non è attribuito ai cattivi costumi del gran mondo, ma al contrario a un’esigenza di efficienza e produttività, essendo ovvio per tutti che dopo pranzo non si lavora più”.

“Le conseguenze principali del ritardo del pranzo sono la scomparsa della cena e la comparsa di una colazione abbondante consumata non al risveglio come accade oggi in molti paesi, ma a metà mattinata”.

Diventa importante la terminologia, cioè come si designano i pasti distribuiti durante la giornata, il ritardo del pranzo fa scomparire la cena e compare una colazione abbondante, consumata non al risveglio come accade oggi in molti paesi, ma a metà mattinata.

Come vengono chiamati i pasti influenza non soltanto l’orario in cui vengono consumati ma indica anche la diversa consistenza e importanza sociale dei pasti.

Le differenze però si accentuano anche tra i diversi paesi gli orari e la terminologia dei pasti sono differenti tra Inghilterra, Francia, Germania e Italia. Quesi due ultimi paesi sono considerati arretrati perché alzarsi di buon’ora e pranzare presto sono punti fermi inossidabili, anche in quegli ambienti, come la corte, che non ignorano il prolungamento notturno della vita di società.

Un saggio interessante, questo di Barbero, che offre una panoramica esaustiva delle abitudini delle popolazioni europee riguardo alle abitudini dei pasti.

Oggi, qui in Italia, le parole che indicano i pasti nella giornata sono “colazione, pranzo e cena” anche se ancora qualcuno chiama seconda colazione il pasto del mezzogiorno. Inoltre gli orari sono cominciati a slittare di nuovo a causa del posticipare la cena sempre più tardi.

Ne fanno fede per esempio, e questo è un pensiero mio, che le trasmissioni di prima serata alla TV comincino sempre più tardi.

Il pranzo sta diventando più uno spuntino al lavoro che un vero e proprio pranzo e quindi il pasto principale della giornata torna a essere quello serale.

I cicli e i ricicli della storia e delle abitudini umane si ripetono.


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