9 novembre 2009

Scuola di Fontainbleau – Diana cacciatrice

“Ogni giorno Leila attraversava le colline, le montagne più impervie, le pianure, alla ricerca di nuove storie, e sembrava non conoscere la stanchezza.
Passarono gli anni e Leila divenne la narratrice più conosciuta della regione. Ma la cosa più straordinaria era che lei stessa era la prima a innamorarsi dei suoi racconti. Parlava con le stelle, con gli animali, con le piante, come le fate delle storie. Le sue parole erano miracolose. Si dice che un giorno Leila avesse raccontato a un albero ormai sfiorito una storia sulla primavera, e che l’albero si fosse riempito di germogli. In quel periodo una terribile siccità colpì la regione. I contadini disperati, non facevano che implorare la pioggia, ma Leila non si unì alle loro preghiere. Si mise in marcia e, cammina, cammina, raggiunse la collina più alta. Poi si sedette e attese, fino a che una piccola nube non attraversò lo spicchio di cielo sopra di lei. Allora Leila cominciò a raccontare una delle sue storie fantastiche, con il risultato che di lì a poco anche altre nuvole, incuriosite, si avvicinarono e fecero capannello. Più nubi arrivavano, più il cielo diventava scuro e minaccioso. Non solo, più la storia si faceva interessante, più le nubi diventavano nere e cariche di pioggia, finché Leila interruppe il suo racconto nel punto culminante e disse alle nuvole: – se volete ascoltare il resto della storia, dovete venire più giù. Vi voglio accanto a me! – E così le nuvole scesero in basso, e cominciò a piovere”

Rafik Schami – pp. 194-195


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