
L’immaginazione, nelle sue manifestazioni più antiche, ha dunque avuto bisogno fisiologicamente, per il riposo, il sonno, la quiete, di ricostruire luoghi naturali, più freschi e ombreggiati, nei quali sostare senza ansia e difenderli. Nei quali trovare rifugio, ma all’aperto, pur se vicini alla casa; lontani da ogni preoccupazione, dal dover difendersi dall’irruzione dell’imprevedibile, In questo luogo, nonostante ogni recinzione protettiva desiderato “ameno” (lett.: senza moenia, senza mura o limiti), il tempo non trascorre immoto e tedioso: vi accadono prodigi, si compiono imprevedibili scoperte, si incontrano creature soprannaturali. E così viene dischiusa una porta, si apre una breccia nella siepe o nel muro, affinché l’evento inaspettato possa rendere il giardino un teatro di sorprese.
Duccio Demetrio –Di che giardino sei? Conoscersi attraverso un simbolo –