
Le orme
Le orme ce l’avevano a morte con i piedi, che erano dei gran presuntuosi. Ogni volta che un piede si poggiava sulla sabbia, o sul cemento fresco, o sul soffice divano della sala da pranzo, compariva un’orma: in quello stesso momento, neanche una frazione di secondo dopo. Il piede si poggiava e l’orma compariva, senza la più impercettibile sfasatura, il minimo ritardo. Avrebbe potuto essere un rapporto alla pari, con orme e piedi che procedono affiatati e si rispettano e fanno ognuno la propria parte, ma vaglielo a raccontare ai piedi! Loro si sentivano l’origine di tutto, il fondamento della vita. «Se non fosse per noi» dicevano «voi non esistereste. Che cosa importa quando comparite? Anche se compariste prima che ci poggiamo, dipendereste comunque da noi. Nessuno si sognerebbe di dire che ci sono dei piedi perché ci sono delle orme: si dice sempre il contrario, e per dei buoni motivi.»
Poi un giorno qualcuno si presentò in negozio con una tuta impermeabile e un sifone d’acqua gelida, e minacciò di annaffiare tutti se non gli davano l’ultima edizione del gioco «Guardie e ladri». I commessi spaventati si affrettarono ad accontentarlo e lui fuggì a destra e a sinistra. Arrivò l’ispettore e dopo accurate ricerche trovò delle orme nella polvere dei secoli. «Il nostro uomo deve essere passato di qui» concluse sicuro. L’appuntato lo guardò con ammirazione e !’ispettore si lasciò andare a una delle sue frasi storiche, per le quali è giustamente famoso. «Se ci sono le orme» disse «ci devono essere anche i piedi.»
Per i piedi fu un brutto colpo. Le orme se la stanno ancora ridendo.
Ermanno Bencivenga – La filosofia in quarantadue favole – 75-76
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